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La Bibbia che cosa dice?
Come ho spiegato nel blog della settimana scorsa (vedi quel blog, se non h’hai letto), il giornale delle Chiese battiste-metodiste-valdesi, Riforma, ha pubblicato recentemente un articolo sull’omofobia, intitolato “Riconoscersi creature di Dio”, in occasione della “Giornata mondiale contro l’omofobia”.
Lo scopo è stato spiegare perché alcuni membri delle loro chiese, o altri cristiani, potrebbero correre il pericolo di cadere nell’omofobia, se non capiscono che gli omosessuali devono essere accettati pienamente nelle chiese, come qualsiasi altra minoranza.
È chiaro dall’articolo che l’autore desidera giustificare la condotta omosessuale biblicamente. Ovviamente, non si pensa minimamente a mettere in discussione il comportamento omosessuale, ma, piuttosto, conviene mettere in dubbio ciò che è scritto nella Bibbia. Facendo la scoperta dell’impossibilità di far quadrare le loro tesi con la Bibbia, corrono al riparo nell’unico modo possibile, rifiutando di prendere sul serio ciò che la Bibbia stessa afferma come Parola di Dio.
Mettono a tacere i passi biblici sull’argomento con due metodi diversi, e complementari.
Primo, i passi che chiaramente condannano l’omosessualità, come Levitico 18:22, 20:13, secondo loro, non condannano l’omosessualità di oggi, che sarebbe basata sull’amore, ma l’omosessualità praticata in antichi riti religiosi pagani. Neanche la descrizione e condanna contenuta nel passo della lettera ai Romani 1:24,27 parla dell’omosessualità praticata oggi, perché l’apostolo Paolo avrebbe voluto parlare solo contro il vizio e sfruttamento dell’omossessualità. Oppure, secondo altri, in questo passo Paolo non parlava per ispirazione di Dio.
È alquanto strano, però, che questi passi di condanna non affermano neanche alla lontana, nel loro contesto, ciò che oggi si vorrebbe fare dire loro. Anzi, condannano fortemente il comportamento omosessuale e basta.
Il secondo tentativo di fare accettare l’omosessualità oggi è affermare che la Bibbia contiene riferimenti a relazioni omosessuali o lesbiche senza condannarle.
Gli esempi sarebbero, secondo alcuni, nell’Antico Testamento, la relazione fra Rut e sua suocera, Naomi, che potrebbe fare capire che il lesbismo è approvato, mentre l’amicizia fra Davide e Gionatan potrebbe descrivere una relazione omosessuale pulita e amorevole, non da condannare.
Per di più, alcuni si sono spinti a vedere nella relazione fra Gesù e Giovanni, descritto come “colui che Gesù amava” (Giovanni 13:23, 21:20), più di una mera amicizia.
Ovviamente, vedere in queste relazioni bibliche un riferimento all’omosessualità, velato o criptato che sia, sembra rivelare un chiodo fisso di chi vede in esse una rivelazione biblica a favore dell’omosessualtià.
Se questo movimento di alcuni omosessuali evangelici e cattolici vuole per forza chiamarsi cristiano, noi non possiamo che fare registrare un nostro forte dubbio sull’uso delle parole. Non intendiamo agire con odio, violenza o altro nei loro riguardi, né con persecuzioni. Ma questa nostra posizione non li soddisfa; perciò non trovano pace.
In varie nazioni i movimenti contro l’omofobia hanno promosso delle leggi che farebbero passare legalmente la mera citazione di ciò che la Bibbia dice sulla questione per “discorsi intrisi di odio”. Credenti in diverse nazioni sono stati già denunziati soltanto per avere letto certi passi della Bibbia ad alta voce, all’interno delle sale di culto.
Anche in Italia, recentemente Il Tribunale dei Minori di Catanzaro ha rifiutato di concedere al padre l’affido condiviso con la madre del proprio figlio, perché, in quanto egli ha denunziato “omosessuali e drogati”, la corte ha considerato “fortemente diseducativo” per il figlio dovere frequentare un padre che potrebbe trasmettergli dei “disvalori come l’omofobia”.
Ovviamente la discriminazione in questo caso non è contro l’omosessualità, come gli omosessuali continuano a insistere, ma contro il padre non-omosessuale, togliendogli il diritto di godere la compagnia di suo figlio e di professare ciò che crede.
E qui vediamo dove casca l’asino. Si è inventata una parola, omofobia, dandole un senso assolutamente contrario al suo significato etimologico, per condannare chi non approva l’omosessualità. Già facendo passare questa parola come una corretta descrizione di chi non approva l’omosessualità, la parola “fobia” fa diventare questa persona una povera malata, che ha una paura irragionevole e ossessiva degli omosessuali e perciò va curata mentalmente, e anche denunziata penalmente e eventualmente allontanata dai propri figli.
Questo processo di criminalizzazione è, in parte, sostenuto dalle chiese evangeliche e dagli omosessuali che ne fanno parte. In Italia, come nel resto del mondo “cristiano”, molte chiese approvano questo movimento o altre si chiudono nel silenzio per paura di confrontarsi su ciò che la Bibbia dice.
Il credente, che utilizza il suo diritto di esprimere la sua opinione e la sua comprensione delle Sacre Scritture per condannare quei comportamenti nella sfera sessuale che sono anche condannati nella Bibbia, non è certamente ammalato di nessuna fobia. Anzi non solo agisce giustamente nei riguardi della sua fede, ma dimostra amore, non odio, per tutti quelli che sono, alla luce della Bibbia, sotto la condanna di Dio.
Amare un adultero, un fornicatore o altra persona intrappolata in diversi tipi di peccato nella sfera sessuale, fino al punto di spiegargli come Dio, nel suo amore, ha agito donando il proprio Figlio per potergli offrire in dono la vita eterna, liberandolo dal suo peccato, non è il risultato di nessuna fobia, ma è un agire con una coscienza chiara davanti a Dio e agli uomini.
È, in fondo, ubbidire al comandamento di Dio di predicare a tutti gli uomini il bisogno di ravvedersi e credere nel Salvatore che è morto per togliere il loro peccato e la sua pena.
I credenti non sono mai giustificati se agiscano con odio o disprezzo verso qualsiasi essere umano, qualunque sia il peccato che possa praticare, perché il messaggio del Vangelo è un messaggio di amore e di salvezza. Comunque non è un messaggio che approva o sorvola sul peccato. Ignorare o fare finta di nulla davanti a qualsiasi peccato sarebbe un atto totalmente mancante dell’amore cristiano.
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martedì 30 giugno 2009
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Carissimo fratello, seppur giovane sia nella fede che nell'età, concordo pienamente con te, e vedo in tutto questo un chiaro progetto malvagio, che porta ad una crisi di valori, che rappresenta la vera catastrofe della società, ma di cui nessuno osa parlare per paura di essere tacciato come "bigotto". Mi sono sposato da circa sette mesi, e credo che sia una delle più grandi benedizioni di Dio, vivere con una persona che il Creatore ti ha messo affianco come completamento. Che il Signore possa benedirti.
RispondiEliminaEgidio