martedì 25 dicembre 2012

Una passeggiata fra le bugie



E tu credi di capire il Natale


  • Tanto per cominciare: Gesù è nato in una stalla, vero?
  • Gesù è nato il 25 dicembre, vero?
  • Gesù è nato in una grotta, vero?
  • Quando Gesù è nato, aveva vicini un bue e un asino, vero?
  • I re magi erano tre, vero?
  • I re magi viaggiavano su cammelli, vero?
  • Gesù è venuto per fermare le guerre e per stabilire la pace, vero?
  • Il bambino Gesù ha fatto diversi miracoli, vero?
  • Maria mise Gesù in una mangiatoia, vero?
  • I re magi trovarono Gesù in una casa, vero?

Beh, secondo i vangeli che raccontano la nascita di Gesù, solo le due ultime asserzioni sono vere, ma tutte le altre non sono confermate da nessuna parola della Bibbia.

Ci sono tre affermazioni di Gesù sul motivo per cui è venuto che meritano la tua attenzione.

“Io (il Figlio dell’uomo) sono venuto per cercare e salvare ciò che era perduto”.

“Io sono venuto in questo mondo per fare un giudizio, affinché quelli che non vedono vedano, e quelli che vedono diventino ciechi.”

“Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.”

Queste parole di Gesù ti fanno pensare che la sua venuta poteva avere un significato personale proprio per te?

C’è un modo in cui tu potresti essere definito come un “perduto” da salvare?

C’è un modo in cui tu potresti essere definito come uno che “non vede”? Un non-vedente che ha bisogno di guarigione?

Tu dubiti di possedere e godere “la vita in abbondanza” di cui Gesù ha parlato? C’è una “vita abbondante” che ti sfugge?

È importante che né tu né io crediamo che “abbiamo tutte le risposte giuste”. Hai sbagliato almeno una risposta delle domande che ho fatto all’inizio? È possibile che tu sia una persona che Gesù sta ancora cercando per darti la sua “vita abbondante”?

Che bella stagione, per essere “trovato”, “guarito” e ricevere il dono che Dio ti ha preparato. Pensaci!
.

martedì 18 dicembre 2012

Un bellissimo mondo con tanti difetti



Tu puoi goderlo di più!

Sai perché esisti? È una bella domanda. E anche la risposta è bella.


Tu esisti perché Dio lo ha voluto. Punto. Non sei qui per caso. La Bibbia dice che prima che il mondo fosse creato, Dio già ti conosceva!


Dio ha creato il mondo con tutte le sue bellissime perfezioni e ha creato anche gli uomini che miracolosamente sono fatti “a sua immagine”, cioè sono capaci di amare, godere, apprezzare, immaginare, inventare (e molto di più) come fa Lui.


Dio voleva che tu vivessi in questa meravigliosa creazione e che tu conoscessi, per mezzo di essa, la sua eterna potenza, che supera qualsiasi potenza che noi possiamo immaginare, e la sua divinità, cioè l’immensa differenza che esiste fra noi e Lui, per cui Egli merita la nostra gratitudine per ogni cosa bella e preziosa che ha messo nella nostra vita e per ogni prezioso momento di pace, di gioia, di amore, che sperimentiamo ora o che mai sperimenteremo.


Purtroppo, sia l’universo sia la nostra stessa persona sono stati in qualche modo influenzati dal peccato e dall’imperfezione che sono stati introdotti nel mondo a causa della ribellione degli uomini a Dio. Malgrado questo disastro, il mondo e la vita ancora ci offrono molti motivi di gioia e di amore.


E l’apostolo Paolo ha scritto che gli uomini sono giudicati da Dio perché, pur potendo percepire la sua bontà e la sua perfezione nel creato, non l’hanno né ringraziato né glorificato. Guardiamo le cose da vicino: tu vivi ringraziando Dio e glorificandolo?


Cosa vuol dire “glorificare” Dio? Tutto ciò che tu fai di bene e di bello e di generoso e di amorevole serve a “glorificare” Dio o a mostrare e a rendere visibile nel mondo la sua gloria. Però, è anche vero che tutto ciò che tu fai, basato sulle tue capacità e volontà, è reso imperfetto (cioè meno che perfetto) se il tuo cuore e la tua mente non sono pienamente in armonia con Dio. Questa armonia è impossibile all’uomo o donna nel loro stato naturale, perché tutti gli esseri umani nascono e vivono, proprio a causa della loro natura, sotto l’ombra velenosa del peccato.


Il cambiamento, che solo Dio può attuare, si chiama “nuova nascita” (la nascita di una nuova vita spirituale, capace di piacere a Dio perché creata da Dio). Èun’esperienza che trasformala tua vita che vivi col corpo e con la mente che hai avuti fin dalla tua nascita fisica.


In effetti, tu non sei nato per soffrire, né per marcire, né per annoiarti, né per fallire, perché Dio ha mandato suo Figlio per… ma questa mi sembra la storia di Natale. Che hai sentito, forse, mille volte. Però, ci sono delle verità a questo riguardo che forse non hai mai sentito. Ne scriverò martedì prossimo.
.

martedì 11 dicembre 2012

Rallegriamoci di quanto siamo bravi



Dopotutto, siamo noi i capi che meritano gli onori!


“Io mi sento a posto. La mia coscienza sta bene. Anche se Dio mi dovesse giudicare, non troverebbe che ho mai ucciso qualcuno, rubato qualcosa, fatto male ad una mosca. Che mi può chiedere di più?”


Che parole stupide! Spero che tu non le abbia mai dette.


Come fa una persona a sentirsi a posto con Dio se non sa neppure cosa Dio gli chiede e vuole? Parole come queste non fanno altro che dimostrare l’ignoranza e l’orgoglio della razza umana. E della persona che le ha dette.


Certamente, Dio non vuole che gli uomini vadano in giro ammazzandosi a vicenda, o rubando a man bassa, come sembra che tanti facciano. Ma Lui aspetta dall’uomo molto di più del non comportarsi da criminale. Se uno leggesse la Bibbia, non direbbe delle sciocchezze simili.


Quando l’apostolo Paolo arriva al “dunque”, nella sua accusa dell’uomo per il suo peccato, parla di qualcosa di molto più ovvio e di qualcosa da cui nessun essere umano può onestamente tirarsi fuori.


Egli scrive così: Davanti a Dio gli uomini sono tutti colpevoli perché “non l’hanno glorificato come Dio né l’hanno ringraziato” (Lettera ai Romani, capitolo 1, versetto 21). Hai capito?


La colpa maggiore dell’uomo non è che si comporta da criminale, ma da stupido, accecato dal proprio orgoglio e dal suo rifiuto di quel tanto di conoscenza di Dio che Dio gli ha data.


Non basta che si metta comodamente seduto nella sua poltrona e dica: “Vedi quanto sono bravo e intelligente e quanto sono riuscito a fare, più e meglio degli altri!


“Sono io che ho fatto quest’industria, fondato questo partito, che sono diventato capo di questa religione, che ho fatto tanto bene a tanta gente. Che peccato che gli altri non mi rendano l’onore che mi è dovuto e non mi ringrazino per la vita comoda che fanno, dato che sono io che gliel’ho fatta fare!


“Certo, qualche sgambetto a qualcuno l’ho fatto, ma solo perché, se non glielo facevo io, lo faceva lui a me. E, poi, se qualcuno alzava troppo la cresta, ho dovuto metterlo al posto che meritava. Ma queste non sono vere colpe. Sono dimostrazioni che sono fatto per essere un capo!”.


E l’apostolo Paolo scrive al riguardo: “Dio chiede: ma chi sono questi uomini che non mi riconoscono, non mi onorano, non mi ringraziano, pur avendo occhi per vedere le bellezze dell’universo, per capire che la sua creazione è ben altra cosa rispetto alle cose piccole e imperfette che essi hanno messe insieme, usando la materia che io ho creata e l’intelligenza che io gli ho data?”.


Invece di darsi delle pacche sulle spalle, vantandosi di non essere criminali, gli uomini avrebbero il dovere di inginocchiarsi nella polvere per meravigliarsi dell’intelligenza incommensurabile che ha inventato l’universo e tutto ciò che esso contiene e piegarsi davanti alla potenza infinita che l’ha potuto creare dal nulla.


Allora potrebbero conoscere il loro Creatore e godere della loro provenienza da Lui e della sua amorevole cura e provvidenza verso di loro.


Invece, hanno inventato le armi e condotto guerre in tutta la terra, uccidendo milioni dei loro simili, hanno stabilito governi e istituzioni che permettono loro di sfruttarsi a vicenda, arrampicandosi sulle spalle dei loro vicini, hanno inventato corruzioni e perversioni capaci di trasformare ogni loro buona qualità in male.


Eppure, Dio li ama e ha mandato loro un Salvatore, che è l’unica cosa di cui hanno veramente bisogno. È questa la verità meravigliosa che si ricorda a Natale, che non è un mito o una leggenda da raccontare ai bambini.


Ma i capi non se ne preoccupano, a meno che non possano trasformarla in soldi. In più, continuano a congratularsi per la loro bontà e generosità.
. 

martedì 4 dicembre 2012

Signore, per piacere, non darmi la giustizia!



Tanti gridano: “Giustizia! Vogliamo giustizia!”. Non sopportano più le tante ingiustizie, o che siano loro quelli che le soffrono o altri.
Non c’è che dire: il mondo è pieno di ingiustizie e, se abbiamo una briciola di giustizia in noi, vorremmo che tutti quelli che sono trattati ingiustamente, e spesso forzati a soffrire per le ingiustizie inflitte loro, potessero essere liberati. E che i loro aguzzini fossero puniti.
La settimana scorsa, ho scritto che le tante ingiustizie commesse giornalmente nel mondo, e che vanno avanti da secoli, meriterebbero una giustizia giusta e inevitabile.
Ma siamo sicuri che lo crediamo? Non ci piacerebbe anche un po’ di ingiustizia? O, almeno, di una giustizia diversa da quella solita.
Dopo tutto, nel mio post della settimana scorsa, ho citato alcune brevi frasi dagli scritti dell’apostolo Paolo, nella sua lettera ai Romani. Una delle frasi era questa: “Tutti hanno peccato…” Come dovrebbe trattare Dio le persone nominate in questa frase? Cioè, quei “tutti”, fra i quali ci siamo anche tu ed io?
Se gridiamo a pieni polmoni che vogliamo giustizia, cosa stiamo chiedendo?
Se leggiamo un po’ più avanti nella stessa lettera dell’apostolo Paolo, troviamo scritto: “Lo stipendio del peccato è la morte”. Vogliamo giustizia! Vogliamo il nostro giusto stipendio! Vogliamo, cioè, la morte?!
Aspetta un momento, un piccolissimo momento. Se io sono un peccatore e se lo stipendio del mio peccato è la mia morte, forse ripenserò un momento al problema.
Io sono uno che proclama con molta sicurezza che credo a tutta la Bibbia. Che è tutta Parola di Dio. Che è l’assoluta verità, l’unica verità di cui fidarsi.
E questa Bibbia dichiara che io ho meritato, cioè guadagnato, il mio stipendio, che è la morte. E mica parla soltanto di morte fisica. Parla di quella morte che è il giudizio finale di Dio, che la Bibbia chiama “la seconda morte”, l’eternità nell’inferno.
Fermiamoci! Non è quello lo stipendio che voglio! D’altra parte, il problema non è ciò che io voglio, ma ciò che Dio promette. Egli promette al peccatore (a me) lo stipendio che ho meritato ovvero la morte nell’inferno eterno.
Se questa è la giustizia, allora mi convinco che NON la voglio! Vorrei, piuttosto, la misericordia. Ma, l’ho meritata? Assolutamente no! Nessuno può “meritare” la misericordia, perché essa è una concessione a chi non la merita. Come la “grazia”, che significa “immeritato favore”.
L’apostolo Paolo ha chiarito il problema scrivendo: ”Ora, a chi opera (a chi, cioè, crede di riuscire a fare delle opere buone che Dio dovrebbe apprezzare e, perciò, desidera lo stipendio di ogni sua opera “buona”), il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito, mentre a chi NON opera, ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede è messa in conto di giustizia” (Romani 4:4,5).
Il senso di questo versetto biblico è chiaro: se tu desideri “operare” per piacere a Dio, quelle tue opere saranno considerate soltanto come un debito che stai cercando di pagare, ma che non riuscirai mai a pagare completamente. Mentre, invece, la persona che non pretende di fare delle opere meritorie, ma soltanto crede a Cristo, che è morto per donare la sua giustizia gratuitamente al peccatore, la sua stessa fede è contata da Dio come “giustizia”, la giustizia di Cristo che gli è messa in conto.
In altre parole, la tua salvezza eterna non potrà mai dipendere dalle opere pie o buone che tu fai, perché non basterebbero mai a pagare il debito causato dai tuoi peccati. Soltanto la grazia di Dio, che non dipende per nulla dalle opere tue, può salvarti.
Paolo ha scritto: “Ma, se è per grazia, non è più per opere; altrimenti la grazia non è più grazia.” (Romani 11:6).
La conclusione sconcertante del discorso è questa: chi vuole pagare per i suoi peccati con le sue buone opere è automaticamente escluso dalla grazia di Dio. Chi, invece, si basa per fede sulla grazia di Dio per la sua salvezza, non deve cercare di aggiungervi qualche sua opera, perché ciò dimostrerebbe che non si sta fidando completamente della grazia di Dio.
Chiaro, no?
La persona che grida: “Voglio la giustizia” si sta tagliando la terra da sotto i piedi. La giustizia per i suoi peccati porta sempre la morte, la condanna. Solo chi dice sinceramente a Dio: “Voglio la grazia che tu mi doni perché mi affido a te, (non voglio la giustizia)” sarà salvato.
.