martedì 7 luglio 2009

Esistono nella chiesa degli “ispettori”?

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Criticare è vietato

“Non so se tu lo sai” mi ha detto un giovane che mi era venuto a trovare, “ma ho visto con i miei occhi che certi credenti, anche persone in vista, non vivono veramente da cristiani. Perdono la pazienza, dicono cose acide e cattive, non trattano bene la moglie e i figli. Ne ho visto tanti.”

“È interessante” gli ho risposto. “La Bibbia insegna chiaramente come dovrebbe essere il frutto dello Spirito nella nostra vita. Ma non è mai scritto che Dio abbia messo nella chiesa qualcuno e gli abbia dato il compito di essere ispettore del frutto altrui”.

Non c’è nulla di più facile, però, che alcuni di noi si sentano in dovere, e pensino di esserne capaci, di valutare, pesare, ispezionare la testimonianza e la vita degli altri. Senza avere né il diritto né, purtroppo, le qualifiche per farlo.

Minimo, minimo, chi esprime pareri sul frutto spirituale nella vita degli altri farebbe bene a non avere nulla da nascondere nella propria vita.

Giacomo, un fratello di Gesù, era un insegnante autorevole nella chiesa apostolica, e ha scritto nella sua lettera, al capitolo 3: “Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che ne subiremo un più severo giudizio, perché manchiamo tutti in molte cose”.

Abbiamo capito bene? Quanti credenti mancano in qualcosa? TUTTI! E in quante cose manchiamo tutti? MOLTE!

Giacomo continua il suo discorso, scrivendo: “Se uno non sbaglia nel parlare, è un uomo perfetto”. Siccome l’insegnamento continuo della Parola di Dio è che non esistono uomini perfetti (e neanche donne perfette, né giovani perfetti né anziani perfetti), è scontato che tutti sbagliano, a volte, in ciò che dicono e nel modo di dirlo.

Non ha usato frasi “politicamente corrette” l’apostolo Paolo quando ha dovuto trattare il problema delle critiche e giudizi di altri nella chiesa. Ha scritto: “Chi sei tu che giudichi il domestico altrui (cioè un tuo fratello che, come te, serve il Signore)? Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone: ma egli sarà tenuto in piedi, perché il Signore è potente da farlo stare in piedi” (Lettera di Paolo ai Romani, capito 14, v. 4).

“Ma tu, perché giudichi il tuo fratello?” Paolo scrive nel versetto 10 dello stesso capitolo. “E anche tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio” (v. 10). E, nel versetto 13, conclude: “Smettiamo, dunque, di giudicarci gli uni gli altri”.

Perché l’apostolo Paolo si riscaldava tanto? La risposta è chiara: perché i giudizi, il disprezzo, le critiche di altri fratelli e sorelle era un problema grosso nella chiesa a Roma. Esattamente come può essere un problema grosso nella tua chiesa o nella mia. La tentazione di criticare altri, per innalzare, consciamente o inconsciamente, noi stessi è così comune che nessuno ne è esente.

Ma le critiche, se le teniamo soltanto “fra noi” (marito e moglie, alcuni del gruppo dei giovani, alcune sorelle o fratelli), che male possono fare? Primo, è una disubbidienza a Dio, una spia che si è accesa per indicare la mancanza dello spirito di amore che dovrebbe regnare nella chiesa. Poi, secondo, è qualcosa che certamente porterà alla formazione di divisioni, cricche, rivalità nocive per la buona armonia della chiesa. Terzo, smorzerà l’opera dello Spirito Santo, impedendo la testimonianza verso l’esterno, frenando la crescita spirituale di tutti, permettendo che la carnalità regni a tutti i livelli della vita della chiesa.

Ma, non si può neanche avvertire un fratello, una sorella, un giovane, che sta sbagliando, che sta perdendo il suo “primo amore”? Devo accettare tutto e rimanere zitto? Ne parlerò la prossima volta.

Per ora, facciamo un attento esame di coscienza riguardo alle parole che vengono dalla nostra bocca, e i sentimenti che abbiamo in cuore.
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2 commenti:

  1. grazie fratello per questo pensiero.
    anche se, il concetto biblico e molto più ampio secondo il mio punto di vista personalissimo.
    comunque Dio non ci ha chiamati ad essere ispettori, ma ad esortare con amore, ed a guadagnare a Cristo coloro anche tra i fratelli che si stanno perdendo.
    Paolo non ha detto forse a Timoteo: di riprendere esortare ecc.... con amore naturalmente e questo dobbiamo farlo ed aspettarci che venga fatto a noi.

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  2. E' vero non ispettori, ma se si vede un'albero che non dà buoni frutti , o se si vede che dalla stessa fonte esce acqua dolce e salata sicuramente si noterà che c'è qualcosa che non và. Giovanni esorta a pregare per chi cade nel peccato. ma quando la cosa diventa pesistente al punto da mettere veramente in discussione la conversione di un credente o quando in un'organizzazione le cose tendono dalla parte sbagliata cosa fare??

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