martedì 30 marzo 2010

La famosa marcia in più

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Dove ti porta la buona volontà?

Poco tempo fa ho conosciuto in America un italo-americano ammirevole. Dopo avere lavorato alcuni anni in Europa, ben pagato in un lavoro importante, ha deciso di tornare a casa e cambiare lavoro.

Rendendosi conto che, nelle parti più depresse della città di New York, i bambini facilmente passavano dalla delinquenza minorile alla manovolanza criminale senza via d’uscita, si è chiesto come poteva aiutarli. Ha deciso di diventare insegnante nelle scuole elementari nel Bronx, un quartiere tristemente famoso come primo punto di arrivo per gli emigranti, legali e illegali. È un quartiere abitato, perciò, da gente di ogni razza e origine, con un alto livello di delinquenza, disoccupazione e di famiglie in crisi.

Lui si è trovato subito molto bene fra i ragazzi delle sue classi, anche se molti avevano dei problemi evidenti con la scuola, l’apprendimento, la disciplina e l’igiene personale, perfino con la lingua inglese. Si è buttato a fare diventare interessanti le materie, a riempire i vuoti nella conoscenza dei ragazzi, a cercare di entusiasmarli della scuola e degli studi.

Ha avuto subito delle soddisfazioni e, progredendo, ha dovuto rendersi conto che, mentre alcuni ragazzi sembravano già al di là del punto in cui potevano essere aiutati, molti altri dimostravano capacità e buona volontà e promettevano bene.

E, poi, un giorno ha buttato baracca e burattini e è caduto in una forte depressione. Probabilmente non tornerà più a insegnare.

Mi ha confessato la sua triste sconfitta. Si è reso conto che il suo lavoro, il suo impegno, erano sprecati.

Aveva cercato di contattare i genitori, di coinvolgerli nella vita e nel progresso dei loro figli, rendendosi conto che il bene dei figli doveva cominciare nella famiglia. Ma era stata una delusione continua. Le loro vite erano così irregolari e irrecuperabili che non potevano fare nulla per i loro figli. Spesso un genitore era in prigione e l’altra vendeva la droga o se stessa. I bambini dovevano andare avanti nella vita da soli. E non ce la facevano.

Il mio amico aveva ragione. La società è un marasma di mali. Non si vede una via d’uscita.

Ma, il mio amico non era credente. Anche a lui mancava “una marcia in più”, la presenza di Dio nella sua vita, la fiducia nella potenza di Dio. Come avrebbe mai potuto fare tutto quello che ci voleva per quei bambini… da solo?

La sua storia mi ha rattristato. Ho pensato a quante grandi città ci sono nel mondo, in cui migliaia di ragazzi non ce la faranno mai. E diverse di quelle città sono in Italia.

I problemi non si limitano al ceto più basso e povero, ma sono dappertutto.

E tu? Tu hai “una marcia in più”? La presenza di Dio e del suo Spirito Santo operanti nella tua vita? O anche tu finirai scoraggiato e sconfitto?

Certamente, né io né te possiamo fare tutto, ma, con l’aiuto di Dio, qualcosa, sì, possimo farla. Egli vuole usare la tua vita come benedizione, punto di forza per agire in questa società, a partire dalla gente che conosci, ma forse anche in un ambiente molto più grande.

Primo, devi sapere di sicuro che conosci davvero Dio, che il tuo cristianesimo non è solo un vestito che ti sei messo. Se lo conosci davvero, Egli sta già cercando di cambiare la tua vita e di usarti per fare del bene agli altri per la sua gloria.

Allora, tu sarai utile, se stai cercando di crescere spiritualmente, di contribuire alla tua crescita, e se sei pronto a chiedere a Dio di usarti come e dove vuole Lui.

Il mio amico era stato pronto a servire in quel luogo povero e pericoloso solo per buona volontà. Per spirito di altruismo. Ma la buona volontà non bastava.

Tu potresti offrire qualcosa di più?
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martedì 23 marzo 2010

Chi riderà per ultimo?

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Il global warming fa cilecca


Mentre eravamo in visita in Florida tutti qui, in Italia, ci invidiavano il sole e il caldo famosi di quelle parti, ma noi abbiamo passato laggiù il periodo più lungo di freddo continuo mai registrato. Ora siamo di nuovo a casa nostra, fuori Roma. Qui abbiamo trovato una temperatura di 3 gradi e la prima nostra notte a casa, l’autostrada che prendiamo per andare in ufficio è stata bloccata per tre ore dalla neve a pochi chilometri da noi (fortunatamente nella direzione di L’Aquila, che non prendiamo per andare in ufficio).

Eppure, tutti ci fanno notare, si parla tanto di “global warming”! Forse qualcuno che abita al polo nord avrà trovato questi ultimi mesi più caldi del solito. Ma non era così in Florida. E neanche, mi pare, a Roma.

Comunque, pensiamo a cose più belle. Abbiamo trovato la campagna politica in piena attività. Anzi, in pieno blocco. Ma, che hanno fatto per perdere il diritto di presentare i loro candidati alle elezioni quelli della parte di…?

Si vede che quando i ragazzini cercano di fare lo sgambetto al loro amichevole nemico, le cose si ingarbugliano e tutti rimangono bruciati. O non ho capito nulla?

Ho letto un simpatico libro, nei miei ultimi giorni in America, sull’aldilà, in cui l’autore cerca di convincerci che le cose lassù saranno molto più simili alla nostra vita qui di quanto non crediamo. E, fra le cose che ha affermato è che avremo emozioni, battute e umorismo anche lì. Perché no, egli domanda, se la Bibbia afferma che anche Dio ride?

Sul momento, il riferimento biblico non mi è venuto in mente. Ma, poi, l’ho trovato.

È vero che Dio ride, riderà o, forse, sta ridendo. E di cosa o di chi? Ma proprio dei politici! Non riusciranno mai a realizzare ciò che promettono.

Dio se la prende con i politici e i vari capi delle nazioni che credono di potere fare a meno di Lui e che, perciò, lo escludono dai loro calcoli. Ricordate quando i capi europei hanno litigato per mesi per decidere se l’Europa abbia o non abbia “radici cristiane”? Finalmente, hanno optato per il “no”, pensando di fare dispiacere al Papa (e, difatti, glielo hanno fatto), pur di fare piacere, forse, ai musulmani.

In fondo, i politici odierni hanno un’odio innato di Dio, a meno che non stia buono, non abbia pretese e che, soprattutto, non lasci a loro la guida del mondo. Per i problemi come l’aborto, per esempio, o l’eutanasia o il “matrimonio” fra gay, Dio che c’entra? E, se, per caso, Egli pensasse di entrarci, sarà meglio, secondo loro, che si tolga di mezzo.

È vero, comunque, che il problema non è arrivato al suo momento di soluzione finale, quando Gesù si presenterà come Re della terra, autorità assoluta per diritto divino, e le autorità che si opporranno saranno deposte per sempre (vedi, per esempio, il capitolo 19 dell’Apocalisse, versetti 11 a 21).

Tutto ciò sembra previsto nel Salmo 2, il salmo in cui Dio ride.

“Perché questo tumulto fra le nazioni, e perché meditano i popoli cose vane? I re della terra si danno convegno e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo “Unto” (il Messia), dicendo: “Spezziamo i loro legami e liberiamoci dalle loro catene”.

“Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si farà beffe di loro.” E Dio dirà a suo Figlio: “Tu le spezzerai con una verga di ferro; tu le frantumerai come un vaso d’argilla”.

Per molti, è facile, ora, ridere di Dio e ridicolizzarlo come un buon nonnino, che ha perso il controllo dell’universo, ma che aveva, una volta, delle buone intenzioni. Ma, questa storia è un po’ come quella dell’effetto serra, il global warming: non siamo arrivati ancora alla resa dei conti.

Ancora c’è da vedere chi ha ragione. E chi riderà per ultimo.
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martedì 16 marzo 2010

Tanti bambini crescono senza padre

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E la verità è soffocata

Ho letto, ieri, su un giornale che qui, negli Stati Uniti, circa il 40% delle nascite è da donne non sposate. Mi sembra una cosa orrenda.

Così, quasi la metà dei bambini cresce senza la sicurezza di una famiglia vera. Sì, è possibile, e forse probabile, che una buona parte di queste donne convivano per ora con un uomo e, perciò, si possa dedurre e sperare che quei bambini avranno almeno una famiglia con una mamma e un papà.

Ma ciò non è sempre vero. Nelle coppie che coabitano per un certo tempo, e che fanno anche figli, il fatto che non sono sposate significa che o la mamma o il papà, o tutti e due, non vogliono sposarsi perché non sono certi che vorrebbero continuare la loro relazione per tutta la vita.

Perciò non solo i bambini vivono in una specie di limbo di insicurezza, di paura di ciò che potrà succedere domani, ma anche i genitori stessi vivono nello stesso tipo di incertezza. Finché vanno d’accordo, finché uno o l’altra non trova un’altra persona che attrae di più, fino a che non cambiano idea, la coppia reggerà, ma sempre con un grosso peso di incertezza.

Sento profondamente la tristezza di questo problema, perché ho avuto a che fare con molti ragazzi e giovani di famiglie divise o figli di ragazze-madri e so quanto sia difficile per loro, sia maschi che femmine, crescere bene. Per una cosa, mancano della guida e della disciplina di un padre, e questo significa affrontare la vita, che è difficile e problematica per chiunque, paurosamente impreparati.

Ma, cosa ancora più grave, manca loro la sicurezza rassicurante dell’amore paterno e la gioia di vivere all’ombra di un amore solido fra marito e moglie, cose che sono assolutamente essenziali per orientarsi bene nella propria sessualità e anche per sviluppare un equilibrio emotivo che permetta di affrontare la vita con serenità e fiducia.

Poveri ragazzi e giovani, che vivono una vita così difficile e che ne soffriranno le conseguenze per tutta la vita! E non per colpa loro, ma dei loro genitori.

Non conosco le statistiche sull’Italia, ma la piaga dei matrimoni falliti e dei bambini che crescono senza tutti e due i genitori esiste e aumenta in tutto il mondo.

E questo mi fa venire una specie di rabbia, perché è una delle tante bugie che si raccontano oggi, e cioè che l’amore dev’essere liberato dai legami del matrimonio, che i bambini crescono e si sviluppano bene anche nelle coppie dello stesso sesso, o se accuditi dai nonni, o da un genitore solo.

Le parole scritte dall’apostolo Paolo sono un grido di allarme in questo mare di infelicità e ingiustizie praticate e giustificate dai nostri vicini: “L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia” (Romani 1:18).

Sono i “maestri” della nostra società, gli educatori, gli psicologi, i sociologi, che perpetuano queste bugie, coloro che “soffocano la verità” con le loro bugie da esperti. E riempiono la nostra società di infelici, disadattati, che, purtroppo, a loro volta, ne creeranno altri a loro immagine e somiglianza.

E la verità di Dio è “soffocata”.

lunedì 8 marzo 2010

Note dagli Stati Uniti

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Cresce la confusione


È chiaro che la gente non sa più cosa o a chi credere, particolarmente quando si tratta di religione. Ormai, molte persone pensano che una religione valga l’altra.

Ma, bene o male, quasi ogni religione pretende per sé il titolo di “Verità” a scapito di tutte le altre. Se una religione dichiara di essere lei la sola vera e ha ragione, allora tutte le altre che si chiamano vere sono false!

Ma, secondo una ricerca fatta negli Stati Uniti, due terzi degli Americani, sia Cattolici sia Protestanti sia quelli che si dichiarano senza religione, credono di avere personalmente sperimentato “qualcosa” di spirituale senza un preciso riferimento alla religione da loro praticata. Per esempio, dicono di avere tratto una forza spirituale da una pietra o da altri oggetti, o sono stati guidati almeno una volta dall’astrologia, o hanno avuto un’esperienza di contatto con un morto, o hanno praticato qualche tipo di meditazione orientale.

Quasi il cento per cento degli Americani, che frequenta un luogo di culto non si attiene sempre solo a quelli che fanno riferimento alla sua chiesa o denominazone, ma ne prova anche altri con culti di altro tipo. Solo una minoranza delle persone che si traslocano cerca di frequentare lo stesso tipo di chiesa che frequentava prima di trasferirsi. La prima qualifica cercata è la vicinanza della sala di culto alla loro nuova abitazione.

Anche il Presidente Obama non ha una “sua” chiesa a Washington, ma ne ha frequentata sia una Battista, sia una Episcopale (Anglicana), sia una non- denominazionale, a Camp David.

Queste statistiche non possono essere confrontate con le abitudini dei cristiani in Italia per diversi motivi. Prima di tutto, non ci sono molte variazioni di tipi di chiesa fra cui scegliere, almeno in campo evangelico. Secondo, chi è evangelico da qualche tempo ha formato una certa affezione per la sua chiesa e guarda con un po’ di sospetto le altre.

Comunque, spesso la sua mancanza di convinzioni precise spunta, anche in Italia, quando si trasloca, perché una chiesa dello stesso tipo che frequentava prima può essere, se c’è, solo a parecchi chilometri di distanza. A quel punto, la distanza minore diventa un punto importante per cercare una nuova chiesa “che può andare bene” anche se non della propria denominazione. Le differenze di usanze o di dottrina sono spesso considerate secondarie, rispetto alla comodità di arrivarci.

Comunque, troppo spesso in Italia, come negli Stati Uniti, le persone che frequentano una chiesa hanno dei concetti molto vaghi riguardo alle precise dottrine a cui esse stesse credono e cadono dalle nuvole quando scoprono (se mai lo scoprono) che fra le chiese evangeliche non c’è uniformità di dottrina e di pratica. Le questioni dottrinali, se troppo sottolineate e considerate importanti, danno loro fastidio. Perciò si cerca una chiesa dove la gente è gentile, simpatica e, possibilmente, di una certa posizione sociale o economica.

Secondo te, esistono ancora delle dottrine così importanti che qualcuno sarebbe pronto a morire per sostenerle? Fino a quale punto è possibile, o impossibile, scegliere di frequentare una chiesa più per la simpatia, o l’amore, della gente che per la dottrina?

La situazione americana ti sembra accettevole? Come e cosa si può fare per non imitarla?

mercoledì 3 marzo 2010

Alle domande dei curiosi...

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...delle risposte sconcertanti


Mi è successo di sentire una serie di messaggi biblici qui negli Stati Uniti, in queste ultime settimane, su un argomento di cui sento parlare poco in Italia. Sarà un argomento a cui pochi credono (anche se professano fermamente di crederci)?

Sì, penso che la gente ci crede poco o niente. Certamente, nessuno, o quasi nessuno, ne tiene conto mentre si occupa della propria vita e del suo avvenire.

Verso la fine del suo ministero sulla terra, Gesù ne ha parlato diverse volte. Tante volte, infatti, che i discepoli sono stati prima increduli, e poi curiosi. Cosa voleva dire Gesù? Come poteva succedere?

Alla fine, hanno deciso di fargli una domanda, anzi tre. Prima, gli hanno domandato: “Quando succederanno queste cose strane che tu hai profettizzato?”. Aveva parlato loro di avvenimenti sconvolgenti come la distruzione del grande tempio di Gerusalemme, di cui tutti gli Ebrei erano estremamente orgogliosi.

Gesù aveva parlato di un suo prossimo allontanamento dalla terra, ma ha detto anche che sarebbe tornato. Come era possibile per una persona lasciare la terra e poi tornarci? E, poi, l’ultima domanda: “Come possiamo sapere quando verrà la fine del mondo?”.

Domande importanti, su avvenimenti quasi incredibili. Come ha risposto Gesù?

Egli ha dato loro due risposte che potevano sembrare contenere una contraddizione.

Egli ha detto, per prima cosa, che nessuno poteva sapere, o prevedere, l’anno, il mese o l’ora in cui questi turbamenti e disastri sarebbero avvenuti. Ma, poi, li ha avvertiti che, malgrado non potessero sapere quando sarebbero succesi, era essenziale che fossero sempre pronti. Era una contraddizione?

Gesù ha racconato ai discepoli delle parabole per dimostrare come fosse più che probabile che la gente non sarebbe stata pronta per ciò che doveva succedere e che ne avrebbe pagato le terribili consesguenze.

Per te, come pensi che andrebbero le cose se il mondo finisse fra, diciamo, tre giorni e tu dovessi dare un ragionevole conto per difendere la tua vita, le tue abitudini, e le tue mete, a Dio? Dio che è perfettamente buono, perfettamente giusto e perfettamente a conoscenza di tutto ciò che ti riguarda, dai tuoi pensieri a tutto quello che nessuno altro sa.

Ti approverebbe? Ti loderebbe?

Beh, io ho ascoltato questi messaggi che trattavano degli insegnamenti di Gesù nel Vangelo di Matteo, capitoli 24 e 25, e ne sono rimasto profondamente colpito, sia per ciò che mi riguarda personalmente, sia per ciò che riguarda la mia famiglia e i miei tanti amici. Tanti amici cari come fratelli e sorelle. Tante persone che non so come se la caverebbero davanti al giudizio di Dio sulla loro vita.

Ed è proprio questo il punto. Il punto di ciò che Gesù diceva ai suoi discepoli, i quali affermavano di avere lasciato tutto per seguirlo. Di lì a pochissimi giorni, sarebbero cominciate a crollare tutte le loro sicurezze. Gesù sarebbe stato catturato, processato e ucciso. Loro stessi si sarebbero nascosti per paura di finire allo stesso modo. Non era un bel quadro.

E come l’avrei affrontato io? E come affronto la vita oggi, che le profezie del ritorno di Gesù e del suo giudizio si devono ancora avverare? Quando? Forse domani. E tu?