lunedì 31 agosto 2009

Una bugia al giorno...

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Una metà dei genitori inglesi ammette, secondo un'indagine, di dire almeno una bugia al giorno ai figli. Chissà se gli italiani ne dicono di più o di meno ai loro figli?

Francamente, la cosa è preoccupante. Non perché sono inglesi, ma perché la verità è importante.

Il mondo non può esistere senza la verità.

Perfino le persone che dicono le bugie agli altri vorrebbero che gli altri dicessero la verità a loro. Altrimenti, la società umana si blocca. Se non si può credere a nessuno, bisogna pensare di essere tanto intelligenti da potere indovinare quale sia la verità che gli altri ci nascondono quando ci mentono. Un impresa pazzesca!

Purtroppo, tantissima gente è già cascata in questa trappola. Chi vuol farsi una fama da filosofo dice: “Nessuno possiede la verità”. Che si crede scienziato afferma: “La verità assoluta non esiste”. E i guru spirituali sfornano le loro pazzie: “Ognuno ha il diritto alla sua verità”.

Ma come si può ragionare con uno che ti dice: “Quella è la tua verità, non la mia! Io non accetto la tua verità”. Ma dillo all'oncologo che ti dice che hai il cancro al cervello e che ti devi operare immediatamente.

Dillo al vigile, quando ti fa la contravvenzione perché sei passato col rosso: “Quella è la sua verità”.

Se non riesci a imbrogliare il vigile, credi che riuscirai ad imbrogliare Dio?

Potrai, forse, convincerlo dicendo: “Per me, quello non era veramente un omicidio (o non era adulterio, non era un furto, non era un tradimento del mio migliore amico). Dio, quella è la tua verità. La mia è diversa”.

Non capisco perché la gente che si crede intelligente se la gode tanto quando dice che, per ciò che riguarda la religione, l'esistenza di Dio, o la colpa del peccato, la verità non esiste. Esistono soltanto opinioni e la mia opinione vale la tua.

Io non lo accetto. Non voglio vivere la mia vita come un ignorante felice, per paura che la verità, se la potessi sapere, non mi piacerebbe.

Gesù disse, quando ha pregato, rivolgendosi al Padre, “La tua Parola è verità”. Se leggo la Bibbia scopro la verità.

“Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” disse Gesù. Ovviamente, i suoi nemici gli dissero che erano già liberi. Non erano mai stati schiavi di nessuno! Ma Gesù li smontò, dicendo che ognuno è schiavo di qualcosa: il peccato, che include, ovviamente, i propri difetti, sbagli, bugie piccole o grosse, ingiustizie e così avanti senza fine.

È proprio quella persona che dice di non essere schiava che lo è più profondamente, perché riesce a ingannarsi, credendo di essere libera.

Tu, di cosa sei schiavo? La cosa ti pesa tanto che vorresti scoprire come liberarti?

Io, la libertà l'ho trovata quando ho scoperto la vera verità. E tu?

Mandami i tuoi commenti, opinioni o domande, cliccando “Il tuo parere”.

martedì 18 agosto 2009

L’evoluzione e la Bibbia

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Un libro che vale la pena leggere

Vedere il nostro universo da un punto di vista alternativo a quello della cultura attuale, permette di scoprire molte cose sorprendenti, sentirsi incoraggiato e sostenuto in alcune delle proprie idee e, forse, capire che alcune altre idee sono proprio da cambiare.

Il libro, Cultura e Bibbia, è veramente diverso da qualunque libro io abbia mai letto. Peccato che il suo titolo così generico potrebbe spaventare e allontanare molti possibili lettori, che non hanno nessuna voglia di occuparsi della “cultura”, che sembra una barba noiosa.

Al contrario, chi vorrebbe informarsi su come la lettura della Bibbia e la fede in ciò che la Bibbia afferma possa cambiare la nostra vita e il nostro modo di pensare su molti argomenti troverà il libro del prof. Fernando De Angelis interessante, provocante, informativo e, a volte, rivoluzionario.

A smentire l’idea sbagliata che il libro tratti di “Cultura” in senso scolastico, circa duecento pagine su trecento, trattano della teoria dell’evoluzione e la Bibbia, cioè un argomento di grande importanza ed interesse per la maggioranza dei credenti evangelici.

Può darsi che alcuni credenti considerino l’argomento sorpassato e che il creazionismo biblico non sia più sostenitbile a livello scolastico, ma questo libro dimostra la falsità di questo atteggiamento pessimista. Secondo l’autore, è proprio la Bibbia che concorda con alcune importanti scoperte scientifiche molto meglio della teoria darwiniana dello sviluppo di tutto ciò che vive da un solo punto in cui la vita è apparsa spontaneamente e per puro caso.

Nella sua prefazione al libro, Lino Conti, professore di Storia della Scienza e di Filosofia della Scienza nell’Università di Perugia, scrive. “Quella di De Angelis è una visione della cultura che, per quanto scritta di getto ed espressa nel linguaggio semplice della divulgazione scientifica, offre interessanti stimoli a tutti coloro che ai triti rituali dello scientismo bigotto preferiscono la dimensione problematica della scienza”.

Il sottotitolo del libro offre un’idea più allargata sul suo contenuto: “Evoluzione, storia, economia e geografia in un’ottica nuova”.

È un libro che molti genitori vorranno leggere per comprendere meglio come aiutare i loro figli nei loro studi di scienza nelle scuole pubbliche. Ed è un libro che molti giovani a cui piace la lettura troveranno interessante e informativo proprio sugli argomenti che affrontano nei loro studi.

Oltre a raccomandarne la lettura, è giusto avvertire che questo libro può anche incontrare alcune obbiezioni per qualche frase o qualche opinione personale espressa da De Angelis, ma questo è inevitabile in qualsiasi libro e chi legge ha ampia libertà a non accettare ciò che non condivide.

Il libro “Cultura e Bibbia”, di Fernando De Angelis, edito da Piero Gribaudi Editore, si può trovare nelle librerie evangeliche, o si puo ordinare direttamente dall’editore o dall’autore: deanfer@alice.it

martedì 11 agosto 2009

Le nostre corse inutili

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Hai capito che correre non basta?

Non c’è che dire: il giovane era forte e correva bene. Mi aveva superato come se fosse seduto in poltrona.

“Eh! Fa troppo caldo per correre tanto. Dove stai andando?”

“Non lo so” rispose. “Ma spero di arrivare presto!”

Paragonare la vita ad una corsa è molto comune. Insomma, tutti corriamo. Partiamo dall’infanzia e arriviamo… alla vecchiaia e alla tomba! Vale la pena correre tanto?

Vale la pena correre senza sapere dove vai e neanche come arrivare? La solita corsa include la scuola, la palestra, gli amici, il lavoro, la discoteca, il fidanzato, il cuore rotto, la nuova speranza, la convivenza, il matrimonio, un figlio, la separazione, il nuovo amore, il divorzio, la casa, i viaggi, la carriera, la delusione, la stanchezza, il desiderio di buttare tutto alle ortiche. C’è chi ammette la sconfitta e chi la nasconde.

Ovviamente, quella corsa non è la tua. Ma quanto sei diverso o diversa? Sei sicuro che sai dove stai andando? Sei sicura che ci arriverai? Cristiani, atei, agnostici, apatici, seguaci dell’ultima setta, del guru più “in”. Molti hanno una meta irrealizzabile: la loro vita è un “Vorrei ma non ce la faccio!”

Altri si sono stufati della corsa, ma non sanno scendere.

“Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio corrono tutti?” ha domandato l’apostolo Paolo, nella sua lettera ai Corinzi, e poi aggiunse, secco: “ma uno solo ottiene il premio”. Correre non basta!

Ecco il punto: tutti corrono, ma ottenere il premio è una cosa rara. E, secondo la Bibbia, ottenere il premio non dipende dalla forza fisica, dall’intelligenza, dalla furbizia, dal caso, dalla chiesa che frequenti, dalla posizione dei pianeti, dalla fortuna né da alcuna qualità umana.

Purtroppo, molte persone sincere, con le intenzioni migliori, sprecano la loro vita e, alla fine, rimangono frustrate e depresse. Vanno avanti soltanto per abitudine.

Questo può succedere anche ai credenti, ai figli di credenti, agli amici di credenti, a quelli che si impegnano nella chiesa e nelle attività più stimate. È una cosa certa: nessuno vince il “premio” solo per caso.

È stato l’apostolo Paolo che, parlando della sua esperienza personale, ha dato un quadro giusto di questa corsa e di ciò che è necessario per finirla bene.

Nella sua lettera ai Filippesi, al capitolo 3, Paolo fa un lungo elenco delle cose che egli aveva considerato come spinte preziose per essere approvato da Dio: la sua famiglia molto religiosa, la sua educazione severa e pia, i suoi sforzi da adulto di essere riconosciuto come zelante nella religione. Ma, ad un certo punto, ha scoperto che, invece di dargli una spinta in avanti, questi suoi pregi erano tutti pesi che lo frenevano e lo portavano fuori pista. Egli, come tanta gente religiosa, era, di fatto, un perdente. Perciò ha scritto che, ad un certo punto, ha buttato via tutto ciò che era stato il tesoro di cui si era vantato da tanti anni, considerandolo come letame.

Da quel punto in avanti ha cominciato una nuova “corsa”, non basata su ciò che lui era o che lui faceva per meritare l’approvazione di Dio, ma sulla rivoluzione avvenuta in lui per mezzo della sua fede in Cristo, per cui la sua posizione era garantita. Egli godeva, davanti a Dio, del diritto di essere considerato giusto quanto Cristo stesso.

Ma non si considerava “arrivato”. Tutta la sua vita era una corsa. Ora la sua corsa aveva un solo scopo: conoscere intimamente, attraverso la comunione spirituale, Cristo e, conoscendolo, essere trasformato per somigliare a Lui nel suo carattere, nella sua santità, nelle sue mete.

La sua vita non poteva certamente essere considerata una corsa senza meta. Anzi, egli scrisse: “Una cosa faccio, dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù.”

Con queste parole, ha svalutato, una volta per sempre, tutte le corse e tutte le mète secondarie o palesamente inutili, che coinvolgono gli uomini di ogni razza, cultura e religione.

Forse per noi è difficile comprendere questo profondo cambiamento nel pensiero e nella vita di Paolo. Perciò, torno spesso a questo passo nel capitolo 3 della sua lettera ai Filippesi, nel Nuovo Testamento, per esaminare la mia vita e la mia mèta.

Non vorrei spendere la mia vita raccogliendo e tenendomi stretto del letame! O, forse, finire la mia vita in un letamaio. E tu?

martedì 4 agosto 2009

Un giorno tutto sarà scoperto

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Nessun segreto può rimanere nascosto

Un burlone un po’ crudele ha mandato a sei uomini ben conosciuti e benestanti del suo paese lo stesso telegramma:
SCAPPA. TUTTO È SCOPERTO. UN AMICO.
Entro 24 ore, nessuno di loro era rintracciabile!

Vero o falso, il racconto esprime una grande verità: vi sono poche persone che non hanno nulla da nascondere, o che permetterebbero volontieri che tutta la loro vita fosse resa pubblico.

Ricordo quanto sono stato scioccato e spaventato da ragazzo, sentendo qualcuno citare delle parole di Gesù, ricordate nel Vangelo di Luca 12:2,3: “Non c’è niente di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Perciò, tutto quello che avete detto nelle tenebre sarà udito nella luce, e quel che avete detto nelle stanze interne sarà proclamato sui tetti”.

Ricordo le conferenze di uno scienziato credente, seguite quando ero giovane, che illustrava la possibilità di registrare le conversazioni sui dei nastri fini e stretti di plastica, facendoci risentire alcune sue parole registrate su uno dei primi registratori a cassetta. Non ci potevamo credere!

E, poi, ci ha detto che, siccome le parole dette in privato potevano essere registrate e fatte sentire in seguito da chiunque, le parole di Gesù erano pienamente credibili. Ma, ancora di più, affermò che le stesse qualità magnetiche impresse su quei nastri potevano esistere in natura negli atomi di qualsiasi materiale, per cui le stesse mura di casa, o il tetto, o una roccia nel parco, potrebbero, almeno teoreticamente, ripetere tutte le parole mai dette nelle loro vicinanze, se si sapesse soltanto come ricuperarle.

In altre parole, qualsiasi segreto, qualsiasi parola mai detta, non è stata cancellata, ma esiste ancora nell’universo aspettando solo di essere ricuperata da chi lo può fare. E si dà per scontato che Dio lo può fare quando vuole.

Altro che le registrazioni nella camera di Berlusconi o le altre intercettaioni che scappano un giorno sì e un’altro pure, dai tribunali per essere pubblicate da qualche giornale.

Basta, credo, per mettere paura a chiunque sia sano di mente. E forse mette più paura alle persone per bene, che hanno cercato sinceramente di vivere una vita modello, che non ai politici che sono abbastanza abituati ad essere smentiti e sbugiardati.

Per grazia di Dio, ho scoperto come tutte le registrazioni ignobili, inconfessabili, immorali della mia vita possono essere cancellate. L’hai scoperto anche tu? Perché non mi scrivi brevemente la tua scoperta, o come commento al mio blog, o sulla mia pagina di Facebook?
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