martedì 27 gennaio 2009

Ospedale o chiesa?

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Dove sono i veri malati?

Ricordo di aver sentito qualche anno fa la frase, un po’ provocatoria: “Quest’anno, più gente passerà per gli ospedali italiani che per le chiese”. Penso che volesse intendere che tanta gente non frequentava più la chiesa.

O, forse, voleva dire che c’è più gente malata fisicamente (bisognosa di ospedali) che non malata spiritualmente (bisognosa di chiese). Oppure, che la gente che è malata spiritualmente non se ne rende conto.

Comunque sia, il fatto è che le chiese sono, in generale, poco frequentate. E la gente che ci va è quella che ci va sempre. Gente nuova, gente diversa, gente curiosa o in cerca di qualcosa, non si vede spesso nei locali di culto.

Mi ricordo, anni fa, un giovane che era solo al mondo e che aveva trovato un posto da guardiano notturno in un posteggio per auto. Poteva dormire nel locale e guadagnava giusto per sfamasi. Poi, è caduto e si è rotto il braccio. Una signora, volendo essere gentile e sperando di offrirgli un po’ di conforto, gli disse: “Perché non vieni con me in chiesa?”.

Ma egli rispose: “Per carità, signora, già sto male. Perché dovrei andare in un luogo triste come una chiesa?”

Difatti, è una domanda a cui molti sembrano avere trovato la risposta. “Non voglio andare più in chiesa. Là non c’è nulla che mi interessa.”

Poche persone credono ancora di avere bisogno di Dio e molte, invece, pensano che la chiesa non abbia nulla di interessante o di utile da offrire. Perché perdere tempo lì?

Come si è arrivati a pensare così, quando Gesù era una persona piena di amore, che accoglieva i bambini, che usò gentilezza con le donne, anche con quelle di cattiva reputazione, che aveva fama di frequentare peccatori e ubriaconi? A suoi tempi, si diceva che la gente comune lo ascoltava volentieri.

Ho paura che i suoi cosiddetti seguaci, siano cattolici, protestanti o ortodossi, non abbiano una reputazione che attira i bisognosi, i tristi e gli afflitti, gli abbandonati e chi ha veramente bisogno di conoscere Dio. Lo so, lo so, si fa presto a dire che la gente non vuol saperne di Dio, ma forse è che non vogliono saperne dei cristiani. Il che è, ovviamente, un’altra cosa.

Secondo te, cosa ci vorrebbe oggi per riempire il locale che tu frequenti con gente che cerca Dio? E, se fosse gente povera e poco pulita, sarebbe benvenuta?

Non sarà proprio vero che nel 2009 più gente passerà per gli ospedali che non per le chiese?

Se credi di conoscere la risposta, dimmela.

martedì 20 gennaio 2009

Bugie e bugiardi

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Ultimamente, mi è toccato più volte sentire, in situazione diverse, un credente in Cristo chiamare un altro credente non presente, per cui io avevo stima e amore, un “bugiardo”, spesso nel calore di un momento di discussione piuttosto movimentato.

Siccome la Bibbia dice che tutti i bugiardi avranno il loro posto nel “lago di fuoco”, che è il luogo di punizione eterna del Diavolo e i suoi seguaci, mi sono domandato chi è veramente un bugiardo e se i fratelli accusati sono bugiardi davvero.

Prima, ho cercato la definizione di bugia e di bugiardo sul vocabolario italiano. Ecco ciò che afferma il Vocabolrio Devoto-Oli: bugia, falsa affermazione per trarre altri in errore, generalmente a proprio vantaggio. Bugiardo, chi dice bugie per vizio o in occasioni particolari. A me sembra che la definizione di bugiardo voglia dire che il bugiardo è chi, per vizio, per abitudine, per sistema di vita, si affida all’inganno, alla falsità, sapendo di mentire e con l’intenzione di mentire.

Queste definizioni mi hanno dato un grande sollievo. Penso che è capitato a tutti, e so che è capitato a me, di rendermi conto, dopo una conversazione, che avevo detto qualcosa di non esattamente preciso, forse un’esagerazione, forse una cosa ricordata male, forse un tentativo di spiegare o difendere un’azione che non conteneva tutta la verità sull’argomento.

Per di più, ho avuto delle esperienze con dei credenti, di sentirli raccontare qualche fatto, di cui avevo piena conoscenza, in un modo che non corrispondeva alla verità, come io la conoscevo. Ciò mi ha messo in grande disagio, perché il primo mio pensiero era che quel fratello aveva mentito con intenzione di dare o fare un’impressione falsa.

Siccome la cosa è successa più di una volta, mi sono trovato nella necessità di valutare l’onestà di quella persona e di chiedermi se fosse possibile che un fratello in fede, che era conosciuto e apprezzato nell’ambiente evangelico, potesse consciamente mentire come abitudine, per sbaglio, per la poca precisione, o intenzionalmente.

Alla fine, ho deciso di dare il beneficio del dubbio al mio fratello, con i seguenti ragionamenti:
1) Forse lui, per carattere, vedeva i lati positivi di una situazione o avvenimento, di cui io, invece, vedevo piuttosto i lati negativi;
2) forse il suo modo di vedere o valutare le cose era spesso soltanto superficiale, e, perciò, raccontava o ricordava le cose diversamente da me, pure con l’intenzione di dire la verità;
3) forse, come si dice, egli vedeva il bicchiere mezzo pieno mentre io lo vedevo mezzo vuoto;
4) forse aveva effettivamente un difetto di memoria e perciò raccontava le cose come aveva preferito che fossero, senza rendersi conto che le cose non erano state così.

Insomma, sono arrivato alla conclusione che siccome non potevo conoscere il cuore e la mente delle persone, non potevo giudicarle con giustizia assoluta.

E, poi, ho riconosciuto che era capitato anche a me di dire una cosa per un’altra, di avere dimenticato i dettagli di un certo avvenimento, di avere preferito tacere una parte di un dato fatto o conversazione, senza avere l’intenzione di mentire e senza che la bugia facesse parte del mio modo abituale di agire, per cui potessi essere accusato di essere di carattere “bugiardo”.

Passando, poi, all’uso biblico della definizione di bugiardo, ho scoperto che mai un credente è stato chiamato un bugiardo, ma piuttosto Satana stesso e, poi, i falsi dottori, i falsi apostoli, gli ingannatori. I bugiardi, secondo Giovanni in Apocalisse 21:8, sono da paragonare a omicidi, fornicatori e stregoni e avranno la stessa fine.

A quel punto, ho temuto che chiamare un credente un bugiardo potrebbe risultare, forse sempre, nel peccato di “testimoniare il falso”, e, per di più, farlo proprio contro un figlio del mio stesso Padre celeste.

Indubbiamente, dire una sola bugia è peccare e, perciò, va riconosciuto, confessato e, quando necessario, messo a posto e corretto. La persona che dovremmo controllare più di qualsiasi altra siamo noi stessi, e non soltanto ogni bugia, ma ogni inclinazione alla falsità, dovrebbe essere condannato.

Nel caso di ciò che ci sembra una bugia, detta da un altro, bisognerebbe ricordare che forse noi non conosciamo tutti i fatti, forse chi ha parlato è stato tratto in inganno e crede fermamente a ciò che racconta, forse egli ha inteso male ciò che ha sentito o forse gli è stata raccontata una bugia che solo riporta.

A volte, ho creduto di avere in mano la “prova” che uno ha mentito, ma, ovviamente, non avevo in mano la prova assoluta che egli avesse saputo di mentire, che avesse desiderato mentire, che fosse la sua abitudine mentire.

Perciò, ho deciso di fare molta attentione, di chiedere al Signore di mettere una sentinella davanti alle mie labbra, per non accusare falsamente un fratello in fede e per non portare falsa testimonianza a suo riguardo davanti ad altri.

martedì 13 gennaio 2009

Deepak Chopra sulla religione


La religione e la paura

Uno dei più grandi guru mondiali, Deepak Chopra, un medico indiano diventato cittadino americano, è considerato un’autorità sulle teorie di medicina alternativa, religioni orientali, e altri argomenti cari al New Age.

L’ho sentito qualche giorno fa, alla trasmissione “Larry King live”, su CNN, esprimere uno dei suoi pensieri fondamentali: “Io penso che la religione è fondata sulla paura della morte”. A me sembra un’opinione tutt’altro che intelligente, anzi piuttosto banale e non dimostrabile.

Mi domando perché mai l’uomo, in quanto animale evoluto (come si insegna nelle scuole, dalle primarie all’università), dovrebbe temere la morte? Non esiste alcuna prova che gli animali se ne preoccupino. Perché la morte dovrebbe fare paura all’uomo? Se, come molti scienziati occidentali affermano, non esiste nulla dopo la morte, averne paura è ridicolo.

O, forse, Chopra vuol dire che “le religioni” hanno inventato qualcosa per fare paura all’uomo, qualcosa che gli succederebbe dopo la morte, e su questa paura infondata hanno costruito il loro successo. Per quanto è vero che diverse religioni pretendono di potere dire cosa succede dopo la morte, e le loro caste sacerdotali professano di possedere il segreto di come andare a finire bene da morti, mi sembra impossibile che potrebbero riuscire a ingannare la maggior parte dell’umanità con fandonie, giocando sulla paura di ciò che non esisterebbe.

È vero, invece, che la maggior parte delle religioni giochino su una convinzione innata nell’uomo, che il bene ed il male esistono davvero e che, dopo la morte, si pagherà il male fatto in vita. Dire che le religioni sono basate sulla paura di una punizione per il male fatto (di cui tutti sono convinti dalla propria coscienza) si avvicina molto di più alla verità. La paura non è della morte in sé, ma del giusto giudizio che potrebbe colpirli dopo la morte.

In generale, mi pare che le religioni cerchino di insegnare all’uomo, anche a volte giocando la carta della paura, cosa fare mentre è in vita per evitare il giudizio e la punizione che lo aspettano dopo la morte. Siccome nessuno riesce a fare solo il bene, bisogna rimediare con buone opere e la sottomissione a riti, cerimonie, battesimi, sacrifici, rinunzie, pellegrinaggi, e quant’altro, sempre diversi secondo la religione in cui si nasce o che si sceglie.

Secondo me, la fede cristiana autentica, quella rivelata nella Bibbia, non gioca sulla paura della morte né propone la salvezza, la nuova nascita, principalmente come mezzo per scappare dalla giustizia di Dio.

Spiegherò di più la prossima volta. Nel frattempo, fammi sapere cosa pensi tu della dichiarazione di Chopra.

giovedì 8 gennaio 2009

Tutti aspettano Obama con fiato sospeso


Ma quali problemi saprà risolvere?


Un amico mi ha fatto una domanda intrigante, per cui non ho avuta pronta una risposta. Tu, forse, ce l’avresti?

“Perché tutti, dai banchieri ai palestinesi, dal Pakistan alla Cina, sembra che stiano aspettando con il fiato sospeso l’arrivo di Obama alla presidenza degli Stati Uniti?”

Potrebbe essere che la scelta di un uomo di colore, con una storia di famiglia tanto insolita, agisca a livello inconscio, riuscendo a convincere il mondo che si tratta di una persona diversa e forse superiore ad altre?

Sarà perche ha sapientemente evitato di spiegare ciò che farà quando diventerà presidente, provocando attesa e curiosità?

Sarà perché il mondo è tanto deluso dei politici soliti e che il suo motto: “Cambiare si può” fa ben sperare?

Sarà perché i problemi economici, politici e razziali sono così complicati e capaci di creare disastri mondiali che si spera in chiunque suscita ammirazione e un senso di novità?

Sarà perché, nei tempi difficili, si spera sempre in un uomo superiore, unico, che potrà risolvere ciò che altri hanno sbagliato?

Io non lo so.

In generale, è difficile pensare che un solo uomo possa cambiare le cose per le persone di tutto il mondo, ma è vero che alcuni politici, come, per esempio, Napoleone, Abramo Lincoln, Hitler e Stalin, hanno lasciato una traccia forte nella storia. È vero anche, però, che ci sono stati più uomini che hanno lasciato, dietro a sé, più risultati negativi che positivi.

È possibile che anche Obama ci faccia qualche brutta sorpresa, alla faccia di tutti?

Se una o più delle mie risposte sopra ti convincono, clicca sotto sulla frase “Il tuo parere” e fammelo sapere. Altrimenti, mandami la tua risposta alla domanda del mio amico.


Aspetto la tua risposta.