martedì 9 ottobre 2012

Le promesse solenni della moglie



Gli sposi non sono partner al 50%

La moglie è parte essenziale del matrimonio cristiano; non dobbiamo dimenticarlo.  Durante la cerimonia, lei risponderà alle promesse di suo marito con altre promesse solenni, per completare il loro patto indissolubile e per cominciare un matrimonio veramente biblico.


Io (nome) confermo oggi pubblicamente che, dopo molta riflessione e preghiera, ho deciso di prendere te (nome) come mio legittimo marito, per amarti, sostenerti, curarti e esserti fedele finché la morte non ci separi.

Io ti scelgo come colui a cui affido il mio corpo e la mia vita, riconoscendoti come capo e guida, che mi protegge e mi ama, secondo l’insegnamento biblico, e ti prometto la mia disponibilità a seguirti, collaborando fedelmente con tutte le mie capacità per raggiungere e realizzare tutto ciò che la Bibbia insegna come lo scopo e la perfezione del nostro matrimonio, affinché diventiamo una sola persona che nessuno potrà mai separare.

Io desidero aiutarti a diventare l’uomo che Dio vuole che tu sia, e intendo condividere con te la responsabilità di curare e istruire la nostra famiglia nella Parola e la volontà di Dio, per crescere spiritualmente e servire il Signore con tutte le nostre capacità e possibilità.

Con queste promesse e con queste intenzioni ti accetto con amore, come mio marito ora e sempre.


Ovviamente, non sono le promesse che garantiscono la solidità di un matrimonio, ma la volontà e la capacità degli sposi di realizzare quelle promesse, sottomettendo la loro vita completamente al Signore, e l’uno all’altra. Chiamarsi cristiani non è sufficiente; devono avere il profondo, sincero proponimento di vivere una vita di santità e di servizio ad altri.

Comunque, queste promesse indicano la maniera in cui ciascuno dei due comprende il suo dovere e la volontà di Dio di offrirsi non al 50% o al 90%, ma totalmente per contribuire alla felicità e alla santità del loro matrimonio. Solo il matrimonio vissuto a questo modo può essere uno stato sicuro in cui allevare una famiglia e godere la benedizione di Dio.

Come ha detto bene qualcuno, lo scopo di Dio nella nostra vita, e nel nostro matrimonio, non è la felicità, ma la santità. Chi cerca la santità troverà anche la felicità.

La serietà degli impegni che gli sposi accettano, la consacrazione delle loro vite per raggiungere una meta comune, i sacrifici, le rinunzie e la sottomissione dell’uno verso l’altro che il matrimonio richiede e al cui raggiungimento essi consacrano la loro unione, non sono ben rappresentati solo da una festa frivola, tesa a far piacere agli ospiti, ai parenti e agli amici.

Il giorno del matrimonio è certamente una giornata di grande gioia e riconoscenza per le benedizioni che Dio ha già concesso loro e di auguri. Ma questa gioia deve essere più un motivo di lode a Dio, che una soddisfazione per l’eleganza del pranzo o il valore dei regali che riceveranno dai loro amici.

Anche gli amici, i parenti e gli ospiti che conoscono e amano gli sposi riconosceranno così che questo matrimonio è stato anche un giorno in cui grandi impegni sono stati presi, insieme alle promesse di una totale consacrazione alla volontà di Dio. Volontà che potrà anche essere accompagnata o realizzata attraverso rinunzie, prove e sofferenza, se così Dio vuole.

E non è poco.
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