Gli sposi non sono partner al
50%
La moglie è parte essenziale del
matrimonio cristiano; non dobbiamo dimenticarlo. Durante la cerimonia, lei risponderà alle
promesse di suo marito con altre promesse solenni, per completare il loro patto
indissolubile e per cominciare un matrimonio veramente biblico.
Io (nome) confermo oggi pubblicamente che, dopo molta riflessione e preghiera, ho deciso di prendere te (nome) come mio legittimo marito, per amarti, sostenerti, curarti e esserti fedele finché la morte non ci separi.Io ti scelgo come colui a cui affido il mio corpo e la mia vita, riconoscendoti come capo e guida, che mi protegge e mi ama, secondo l’insegnamento biblico, e ti prometto la mia disponibilità a seguirti, collaborando fedelmente con tutte le mie capacità per raggiungere e realizzare tutto ciò che la Bibbia insegna come lo scopo e la perfezione del nostro matrimonio, affinché diventiamo una sola persona che nessuno potrà mai separare.Io desidero aiutarti a diventare l’uomo che Dio vuole che tu sia, e intendo condividere con te la responsabilità di curare e istruire la nostra famiglia nella Parola e la volontà di Dio, per crescere spiritualmente e servire il Signore con tutte le nostre capacità e possibilità.Con queste promesse e con queste intenzioni ti accetto con amore, come mio marito ora e sempre.
Ovviamente,
non sono le promesse che garantiscono la solidità di un matrimonio, ma la volontà
e la capacità degli sposi di realizzare quelle promesse, sottomettendo la loro
vita completamente al Signore, e l’uno all’altra. Chiamarsi cristiani non è
sufficiente; devono avere il profondo, sincero proponimento di vivere una vita
di santità e di servizio ad altri.
Comunque,
queste promesse indicano la maniera in cui ciascuno dei due comprende il suo
dovere e la volontà di Dio di offrirsi non al 50% o al 90%, ma totalmente per
contribuire alla felicità e alla santità del loro matrimonio. Solo il
matrimonio vissuto a questo modo può essere uno stato sicuro in cui allevare
una famiglia e godere la benedizione di Dio.
Come ha
detto bene qualcuno, lo scopo di Dio nella nostra vita, e nel nostro
matrimonio, non è la felicità, ma la santità. Chi cerca la santità troverà
anche la felicità.
La
serietà degli impegni che gli sposi accettano, la consacrazione delle loro vite
per raggiungere una meta comune, i sacrifici, le rinunzie e la sottomissione dell’uno
verso l’altro che il matrimonio richiede e al cui raggiungimento essi
consacrano la loro unione, non sono ben rappresentati solo da una festa frivola,
tesa a far piacere agli ospiti, ai parenti e agli amici.
Il
giorno del matrimonio è certamente una giornata di grande gioia e riconoscenza per
le benedizioni che Dio ha già concesso loro e di auguri. Ma questa gioia deve
essere più un motivo di lode a Dio, che una soddisfazione per l’eleganza del
pranzo o il valore dei regali che riceveranno dai loro amici.
Anche
gli amici, i parenti e gli ospiti che conoscono e amano gli sposi
riconosceranno così che questo matrimonio è stato anche un giorno in cui grandi
impegni sono stati presi, insieme alle promesse di una totale consacrazione
alla volontà di Dio. Volontà che potrà anche essere accompagnata o realizzata
attraverso rinunzie, prove e sofferenza, se così Dio vuole.
E non è
poco.
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