martedì 10 luglio 2012

Non c’è Dio!


Ma chi l’ha detto?

Solo gli stupidi credono a Dio? O, per non offendere, invece di “stupidi” usiamo una parola più “corretta”. Credono all’esistenza di Dio soloi poco istruiti? Sole le persone che non hanno imparato a riflettere e a ragionare? Solo le persone che non hanno un’istruzione scientifica?

Molti scienziati, sicuri nelle loro proprie capacità di ragionare, isolati nel loro laboratori scientifici, credono e insegnano che il concetto di Dio sia un frutto dell’evoluzione, come tanti altri errori che l’uomo primitivo ha fatto.

Gli uomini più primitivi, vedendo che il sole, la luna, le stelle cambiavano di posizione e di forma e intensità, spontaneamente decisero che quegli esseri così potenti e misteriosi avevano a che fare con la loro vita, la coltivazione delle piante, la cura degli animali. E così, li innalzavano alla posizione di divinità. Tutti i popoli primitivi hanno qualche tipo di leggenda e credenza che li aiuta a ottenere il favore, o a cancellare le negatività, dei loro dii.

I Greci e i Romani e altri popoli intelligenti e perspicaci inventarono intere gerarchie e famiglie di divinità, temute da alcuni e trattate con superficialità da altri. Ma, ovviamente, tutte queste leggende, e i bisogni che le hanno create, non sono degni del rispetto dell’uomo moderno.

Fra tutti i popoli antichi, animisti o politeisti, un popolo solo si è allontanato da queste spiegazioni piuttosto puerili, per credere in un solo Dio. E, mentre gli altri popoli credevano che i loro dei fossero, in qualche modo, legati alla loro tribù o al loro territorio, e perciò sconosciuti e ignorati da altri popoli, questo popolo unico non solo credeva in un solo Dio, ma anche rifiutava e condannava tutte le altre divinità. Per di più, credeva che il suo Dio fosse il solo Dio di tutta la terra, addirittura il Creatore di tutta la terra e di tutto ciò che essa contiene.

Secondo i grandi cervelli, questa religione, pur piena di riti e insegnamenti non accettevoli per una “mente moderna”, rappresenta lo stadio più alto che l’evoluzione religiosa dei popoli antichi abbia raggiunto. Secondo loro, si tratta sempre di un tentativo umano e irragionevole di spiegare miticamente ciò che non riusciva a capire logicamente dell’universo.

Questo popolo, gli Ebrei, si aspettava che tutti gli altri popoli accettassero il suo Dio? Niente affatto. Però, aveva un modo particolare di descrivere chi non accettava che esistesse un solo Dio, sopra tutto e sopra tutti, a cui tutti gli uomini dovevano sottomettersi. La sua valutazione della situazione merita ancora oggi il nostro studio.

Il grande re e poeta Davide, ha scritto in uno di suoi salmi: “Lo stolto ha detto in cuor suo: «Non c'è Dio»” (Salmo 14:1). Con la parola “stolto” ha voluto dire, secondo il dizionario ebraico: “stupido, empio”. È molto interessante che Davide, che era certamente un uomo dei suoi tempi, ma non uno stupido, ha spiegato la mancanza di riconoscimento dell’esistenza di Dio non come un errore di chi era poco intelligente, ma di chi era poco riverente.

Secondo lui, chi negava l’esistenza di Dio non lo faceva perché la sua esistenza fosse incredibile, illogica o frutto di poca intelligenza. Infatti, secondo Davide, l’intelligenza non c’entrava. È possibile che sia così anche oggi? Infatti, non ho citato tutto quello che Davide ha scritto su chi non crede che Dio esista. Ecco la frase completa:

“Lo stolto ha detto in cuor suo: «Non c'è Dio». Sono corrotti, fanno cose abominevoli; non c'è nessuno che faccia il bene” (Salmo 14:1). La presa di posizione contro Dio da parte dello stolto non era, secondo Davide, un problema di poca o di troppa intelligenza. Non c’entrava affatto l’intelligenza.

La presa di posizione dell’ateo era una presa di posizione morale, perché non voleva credere che esistesse un Dio a cui avrebbe dovuto rendere conto della sua vita (corrotta e immorale) e che avrebbe avuto il potere di giudicare la sua vita morale.

Secondo questo testo antico, l’ateo dice più o meno questo: “Non è possibile che esista un essere supremo che possa giudicare il mio comportamento, i miei pensieri, il mio rapporto con lui e con i miei simili. Non lo posso accettare. Non ci credo. Non ci crederò mai. Non voglio credere. Sono troppo intelligente per credere”. (Non dice mai: Sono troppo cattivo per credere).

Se tu sei, o credi di essere, un ateo, pensaci bene. La professione di non-fede dell’ateo non dimostra la sua intelligenza, ma rivela il suo cuore ribelle, il suo rifiuto di sottomettersi a chi lo può condannare o perdonare.

Papa Giovanni Paolo II è uno dei diversi teologi moderni che hanno detto: “Penso di trovare degli atei in paradiso”. Io non lo credo. Degli “ex” atei, sì.
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