martedì 2 agosto 2011

Il conto dimenticato arriverà


Non lo puoi pagare da solo

Mangiare e bere in un buon ristorante, con un gruppo di amici simpatici, è un piacere che molti di noi apprezzano, quando è possibile, anche se raramente.  Ho sentito ordinare tanti piatti di tutti i tipi: quelli tradizionali, quelli stagionali e quelli un po’ sfiziosi.  Come si dice: “I gusti sono gusti”.

Ma, a volte, c’è un po’ di imbarazzo quando qualcuno dice, sotto voce: “Ci porti, per piacere, il conto”.  I piatti possono essere “pepati”, ma i conti sono, di solito, “salati!”.

Volenti o nolenti, alla fine arriva e arriverà il conto.  Sempre! Hai di che pagarlo?

Il re Davide, nel primo Salmo, al versetto 5, arriva al conto.  Sfortunatamente, ha dovuto cambiare registro e non parla più dell’uomo “beato”, che ha descritto nei primi tre versetti.  Ora parla degli “empi”, cioè di quegli uomini, donne e giovani - e quanti ce ne sono! - che  non si occupano affatto di Dio e di quello che Lui vuole.   
Anzi, spesso cercano proprio di cancellare dalla loro memoria e dalla loro coscienza ciò che fanno, per potersi divertire o per sentirsi meglio.

La loro vita è un continuo zig-zag fra cose permesse e cose vietate, fra cose giuste e utili e cose vergognose.   Spesso vivono in uno stato di ubriachezza e di semi-coscienza in cui riescono a convincersi che per loro non arriverà mai il conto da pagare.

Ma il conto arriva sempre.

Il re Davide scrive: “Gli empi non reggeranno davanti al giudizio!”.  È inutile negarlo con teorie umane, come l’ateismo o l’assurda pretesa: “Tanto, tutte le religioni sono uguali!”.

Dio ha creato il mondo fondato solidamente su principi giusti e inevitabili.  Ciò che l’uomo (o la donna o il giovane) semina, alla fine porterà il suo frutto.  L’apostolo Paolo ha scritto: “Non v’ingannate, non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà” (Lettera ai Galati, cap. 6, versetto 7).

Davide ha scritto la sentenza definitiva così: “Gli empi (quelli che non si curano durante la loro vita né di Dio né della sua volontà) non reggeranno (non riusciranno a stare in piedi per difendere la loro causa, perché persa in partenza) davanti al giudizio (non il verdetto di un qualche giudice imperfetto e incapace di conoscere e capire tutto, ma davanti al verdetto solenne, assolutamente giusto, incontestabilmente vero, dell’onnipotente, onnisciente e giusto Giudice dell’universo). 

Ti sei mai reso conto del fatto che ogni essere umano, dal Re al mendicante, dal Papa al chierichetto, ogni uomo, donna e giovane, dovrà presentarsi senza amici, difensori o scuse, davanti a Dio per ricevere il suo giusto, finale giudizio e la sua condanna, a meno che non abbia ricevuto, mentre era in vita, il perdono pieno di ogni suo fallo, errore e peccato, per la grazia di Dio e per i meriti di Gesù Cristo?

Veramente, la meditazione del primo Salmo apre davanti a noi la somma del messaggio della Sacra Bibbia, che viene spiegato e commentato nel resto del Libro.  Tu l’hai ascoltato e creduto?  O cerchi di negare la gravità del conto che Dio ti presenterà?
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