Solo un mucchio di spazzatura
Qual è una delle prime domande che la gente fa quando si è appena conosciuta e desidera conoscersi di più?
“Che lavoro fai?” La risposta definisce chi sei: la tua posizione sociale, la tua famiglia, la tua condizione economica, le persone che frequenti, i ristoranti in cui mangi, la macchina che guidi, il tuo futuro.
E la gente fa la coda per conoscere chi è importante: il primo ministro, il presidente della repubblica, il capo della Fiat, il sindaco di Roma, il senatore, il segretario del partito, l’attrice, il calciatore, il ricco di turno.
Anche tu cerchi di farti una posizione, di comprare una proprietà, di andare in vacanza o abitare nel quartiere dove stanno i ricchi? Stai manovrando per sistemare tuo figlio o tua figlia nel posto giusto, nel lavoro giusto, nel matrimonio giusto?
E lo sai come il re Davide chiama le persone di questo tipo nel primo salmo? “Pula che il vento porta via”. I soldi sono “pula che il vento porta via”. Le posizioni di prestigio sono “pula che il vento porta via”. Le persone che si credono superiori? “Pula che il vento porta via”.
Quale stupidità, quale inganno, quale ignoranza credere che le cose che possiedi o la posizione che hai determinino veramente quanto sei importante. Solo gli sciocchi possono credere che la vita loro presente sia quello che importa. La vita è breve, brevissima. E l’eternità è lunga, molto lunga. Si fa bene a vivere solo per il presente, per il godimento, il benessere, la fama, l’orgoglio? O si fa meglio a vivere alla luce dell’eternità?
Si vive una vita veramente utile e di successo se ti rovini la salute, la famiglia e la vita stessa, per accumulare soltanto un po’ di più del vicino, della “pula che il vento porta via”?
Secondo il primo salmo, l’uomo “beato”, che conosce e cerca di fare la volontà di Dio perché conosce e crede alle sue promesse, vive una vita di realizzazioni, di benessere, veramente utile al prossimo, e anche vive alla gloria di Dio, mentre il suo vicino, che non ha tempo per Dio, si affatica per raccogliere un bel mucchio di inutile “pula che il vento porta via”.
Queste affermazioni dovrebbero spingere ad alcune riflessioni molto serie: Qual è il vero scopo della mia vita? Sto impegnandomi coerentemente per ciò che vale eternamente?
Quale educazione dò ai miei figli? Cosa trasmetto loro su quale sia il significato della vita, su ciò che è da mettere al primo posto? Anche come credente, potrei lasciarmi abbagliare dalla “pula che il vento porta via”?
Se morissi domani, cosa rimarrebbe di valore che potrebbe indirizzare i miei parenti, i miei figli, i miei amici, i miei vicini verso ciò che ha valore eterno, verso la conoscenza di Dio e la vita eterna?
Pensarci e agire oggi è l’unica mia speranza per il futuro.
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