martedì 26 luglio 2011

La stupidità e l’inganno


Solo un mucchio di spazzatura

Qual è una delle prime domande che la gente fa quando si è appena conosciuta e desidera conoscersi di più?  
 “Che lavoro fai?”  La risposta definisce chi sei:  la tua posizione sociale, la tua famiglia, la tua condizione economica, le persone che frequenti, i ristoranti in cui mangi, la macchina che guidi, il tuo futuro.

E la gente fa la coda per conoscere chi è importante: il primo ministro, il presidente della repubblica, il capo della Fiat, il sindaco di Roma, il senatore, il segretario del partito, l’attrice, il calciatore, il ricco di turno.

Anche tu cerchi di farti una posizione, di comprare una proprietà, di andare in vacanza o abitare nel quartiere dove stanno i ricchi?  Stai manovrando per sistemare tuo figlio o tua figlia nel posto giusto, nel lavoro giusto, nel matrimonio giusto?

E lo sai come il re Davide chiama le persone di questo tipo nel primo salmo?  “Pula che il vento porta via”.  I soldi sono “pula che il vento porta via”.  Le posizioni di prestigio sono “pula che il vento porta via”.  Le persone che si credono superiori?  “Pula che il vento porta via”.

Quale stupidità, quale inganno, quale ignoranza credere che le cose che possiedi o la posizione che hai determinino veramente quanto sei importante.  Solo gli sciocchi possono credere che la vita loro presente sia quello che importa.  La vita è breve, brevissima.  E l’eternità è lunga, molto lunga.  Si fa bene a vivere solo per il presente, per il godimento, il benessere, la fama, l’orgoglio?  O si fa meglio a vivere alla luce dell’eternità?

Si vive una vita veramente utile e di successo se ti rovini la salute, la famiglia e la vita stessa, per accumulare soltanto un po’ di più del vicino, della “pula che il vento porta via”?

Secondo il primo salmo, l’uomo “beato”, che conosce e cerca di fare la volontà di Dio perché conosce e crede alle sue promesse, vive una vita di realizzazioni, di benessere, veramente utile al prossimo, e anche vive alla gloria di Dio, mentre il suo vicino, che non ha tempo per Dio, si affatica per raccogliere un bel mucchio di inutile  “pula che il vento porta via”.

Queste affermazioni dovrebbero spingere ad alcune riflessioni molto serie:  Qual è il vero scopo della mia vita?  Sto impegnandomi coerentemente per ciò che vale eternamente?

Quale educazione dò ai miei figli?  Cosa trasmetto loro su quale sia il significato della vita, su ciò che è da mettere al primo posto?  Anche come credente, potrei lasciarmi abbagliare dalla “pula che il vento porta via”?

Se morissi domani, cosa rimarrebbe di valore che potrebbe indirizzare i miei parenti, i miei figli, i miei amici, i miei vicini verso ciò che ha valore eterno, verso la conoscenza di Dio e la vita eterna?

Pensarci e agire oggi è l’unica mia speranza per il futuro.
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martedì 19 luglio 2011

La pula che svanisce


Una vita senza senso

Un vero poeta, come era in realtà il re Davide, ha la capacità di usare, o inventare, certi paragoni che esprimono perfettamente ciò che vuol dire, in modo che il concetto ti rimanga a lungo nella memoria.
Egli aveva bisogno di qualcosa che potesse fare capire il significato della parola “empio”,  che aveva usata nel quarto versetto del primo salmo per definire l’uomo che vive senza Dio.
Nei primi tre versetti, per descrivere l’uomo che Dio considera “beato”, ha usato l’immagine di un maestoso albero verdeggiante, che aveva grande valore in un ambiente arido, e che portava benedizioni alle persone che si riparavano alla sua ombra.
Ma, allora, come poteva descrivere l’empio, di cui aveva già affermato che era in tutto e per tutto diverso dalla persona beata?
Ha trovato una soluzione meravigliosa!  Ha scritto, riguardo agli empi che “sono come la pula che il vento porta via”.  Nella trebbiatura del grano, particolarmente come era fatta ai tempi di Davide, il grano era separato dalla pula e da tutta la polvere e dagli scarti proprio dal vento.  Si trattava di roba leggerissima, di nessun valore e di nessun possibile impiego.
Al contrario dell’utilità e della bellezza dell’albero di cui aveva parlato prima, la pula non era considerata di nessun valore.  Ovviamente, non stava considerando il valore dell’anima né quello dell’ essere umano.  Descriveva, invece, il valore spirituale che l’empio non ha espresso nella sua vita e i risultati di benedizione spirituale che non ha potuto dare a chi lo ha conosciuto e frequentato.  La valutazione?  Zero, nulla.  Per ciò che era nella vita, è come se non fosse mai esistito.
Non soltanto l’effetto spirituale della vita dell’empio è pari alla nullità della pula, ma anche tutto quello che ha fatto è disseminato dal vento in modo casuale e insignificante. Se ha dato dei consigli a qualcuno, le sue parole sono state portate via dal vento.  Come se non le avesse mai dette!
Se qualcuno ha cercato di seguire il suo esempio o basare la propria vita sulla sua condotta, è stato come un appoggiarsi al nulla, alla pula.
Certamente tu hai pensato più di una volta al valore della tua vita.  Hai cercato di incoraggiare o aiutare altri.  Ti sei sentito un certo calore interiore pensando al bene che hai fatto e a come quelle persone stanno effettivamente meglio?
Se quello che hai detto o fatto non è stato il risultato della tua conoscenza e della tua meditazione della Parola di Dio nella tua vita, lo sai quanto valeva?  Nulla. Se tu non obbedisci alla Parola di Dio, cosa hai da offrire agli altri?  Solo pula, proprio nulla.
Questo importante scritto di Davide che ha fatto lui stesso dei grossi sbagli, ma che si è pentito e ha chiesto il perdono di Dio, merita la nostra meditazione. Infatti, assomigliamo moltissimo a quel Re, almeno nella parte negativa della sua vita.  Abbiamo tutti sbagliato molte volte e abbiamo riconosciuto che la nostra vita, le nostre azioni, non piacevano a Dio.  Però, abbiamo anche cercato come Davide la presenza di Dio per confessare il nostro peccato e per ricevere il suo perdono?
Abbiamo riconosciuto la gravità del peccato e la sua sottile attrazione, come ha fatto l’uomo “beato” descritto nel primo versetto di questo salmo?  Abbiamo già fatto, o vogliamo fare proprio ora, un proponimento di non camminare nelle vie dei peccatori, di non fermarci per passare il nostro tempo dove essi si fermano a godere e soddisfare i loro sensi e appetiti, di non sederci abitualmente dove i beffardi si rallegrano, pensando al peccato e a pianificarlo?
Oppure accettiamo la valutazione di Dio che la nostra vita assomiglia alla pula, che passerà presto via, senza avere lasciato alcuna traccia positiva?  Con la prospettiva di essere separati da Lui eternamente.
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mercoledì 13 luglio 2011

Dopo le bellezze, la bomba


Il limite invalicabile
Ecco, proprio nel momento in cui meno te lo aspettavi, arriva l’esplosione devastante della bomba che il Re Davide ha preparato per chi sta leggendo e godendo il primo salmo.  Il suo impatto è tanto forte da distruggere una buona parte di tuoi amici, parenti e vicini.  E, forse, da distruggere anche te!  C’è da piangere. Ma tanto!
Dopo avere, nei primi tre versetti del salmo, dipinto un quadro straordinario di bellezza, di promesse, di benedizioni, egli dichiara bruscamente che non tutti gli esseri umani ne godono.  Nella traduzione “riveduta” della Bibbia, bastano soltanto quattro parole per fare apparire l’altra faccia del quadro.
Dopo avere parlato di persone “beate”, felici, realizzate e invidiate, dopo avere detto che esse godono una vita di bellezza, di realizzazioni, di benessere e, addirittura, di prosperità, Davide scrive: “Non così gli empi!”.  Con queste quattro semplici, piccole parole ha detto che una grossa parte degli esseri umani sarà eternamente esclusa da ognuna di queste benedizioni.
“Non così gli empi!” Non sarà così bello per gli empi.  Nessuna delle benedizioni elencate, nessuna speranza, nessuna promessa, nessuna beatitudine, nessuna gioia è riservata “agli empi”.  Ma, chi sono questi empi?  Cos’hanno fatto per meritare l’abbandono di Dio, il rifiuto di ogni bene?
La persona “pia” è uno che cerca Dio, che desidera piacere a Dio, che indirizza la sua vita alla comunione con Dio.  La parola “empio” vuol dire esattamente e completamente il contrario. Indica il “non pio”.
Perciò, Davide può scrivere con ragione, “non così l’empio” perché l’uomo “non pio” non cercherà, come fa invece l’uomo pio, di evitare sia il peccato, sia le occasioni sia i luoghi di tentazione.  La persona “non pia” non si preoccuperà affatto di conoscere la Parola di Dio, e tanto meno di meditarla notte e giorno.
Qui si spiega, perciò, il senso delle parole dell’Apostolo Paolo: “Il salario del peccato è la morte” perché “tutti hanno peccato”.  Non è necessario uccidere, o commettere adulterio o rubare per vivere nel peccato, nell’empietà.  Secondo la Bibbia, l’uomo nasce peccatore e, per natura, non solo fa il male, ma gode nel farlo.  Vive la vita dell’empio, assomiglia a tutti gli empi che lo circondano, e morirà come risultato della sua empietà.
Se Dio non gli avesse preparato un mezzo, una “via”, per cui liberarsi della sua empietà e, soprattutto del risultato mortale di questa, l’uomo potrebbe difendersi contro l’accusa di empietà, affermando di non essere peggiore degli altri, e che per lui non è “normale” condursi o vivere da “pio”. E questo è vero.
Ma il messaggio del Nuovo Testamento è che Dio ha provveduto all’uomo empio e condannato, un “Salvatore”, Gesù Cristo, che è morto per lui proprio per togliergli la condanna e donargli la vita eterna.
Hai notato, però, l’indicazione della bontà universale di Dio, nelle quattro parole che condannano “l’empio”?  Il Re Davide, dopo avere descritto la benedizione dell’uomo che conosce Lui e la sua Parola, non ha detto: “Non così l’Ebreo o il Musulmano o il Buddista”, come se Dio ce l’avesse soltanto con quelli e non con i “cristiani”.  L’uomo pio è uno che Dio riconosce come un credente sottomesso alla sua Parola; l’etichetta non gli serve, né in positivo né negativo.
La descrizione dell’empio che Davide fa in questa seconda parte del primo salmo è molto desolante, ma è anche veramente chiara.
Adesso, ti invito a pensare alla chiarezza e al contenuto definitivo delle quattro parole, “non così l’empio”.   Se l’empio non gode e non godrà le benedizioni di Dio,cosa significa per te?
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mercoledì 6 luglio 2011

Tre impegni essenziali

La prosperità è garantita

Potresti dire sinceramente che la tua vita è un esempio di prosperità, di buoni frutti continui?  Spero proprio di sì!

Se hai cominciato a leggere il mio post l’11 gennaio di quest’anno ti sarai reso conto che, da quella data, sto condividendo con molti una mia riflessione molto personale sul Salmo 1, che fa parte della Bibbia e che è stato scritto dal re Davide.

È una poesia incredibilmente ricca di saggezza, di avvertimenti e di descrizioni della vita di una persona che veramente desidera conoscere Dio e la sua volontà.  (Se non l’hai ancora letto dal principio, puoi cliccare quì e trovare tutte le riflessioni fatte negli ultimi sei mesi su questo argomento).

Il salmo è composto di soli sei versetti e la settimana scorsa abbiamo ragionato sull’ultima frase del versetto 3.   Abbiamo finito la metà del salmo e dalla settimana prossima l’argomento cambierà.

Perciò, vorrei fare un rapidissimo, semplicissimo, riassunto dei primi tre versetti.

Il versetto 1 descrive colui che vuole conoscere Dio,e lo definisce come un uomo “beato”, felice, soddisfatto, ammirato e invidiato da altri.

È una persona che ha preso tre decisioni molto intelligenti.  Mi pare che solo una persona illuminata da Dio e guidato da Lui potrebbe prenderle.

Primo, è una persona che ha compreso esattamente cosa è il “peccato”.  Oggi, molti sono caduti nella trappola della teoria che il peccato non esiste o che ognuno definisce la parola come crede.  Questa è un’opinione insostenibile.   Tutti sanno che non tutto ciò che gli esseri umani fanno è buono. Esiste anche il male.  Perciò tutti sanno che esiste il peccato. L’uomo “beato” ha fatto una scelta che intende difendere con la vita: non frequentare la strada del male.

Secondo, l’uomo “beato” ha capito un’altra cosa che lo fa molto soffrire: per natura e per abitudine, è attratto dal male!  Mentire, approfittarsi degli altri, vantarsi, e mille altre azioni negative, in certe situazioni, gli sono, purtroppo, naturali.  Più frequenta certe persone, certi luoghi, più legge certi libri o guarda certe scene e più desidera imitarli.  L’uomo “beato” ha fatto una promessa a se stesso: eviterà situazioni, persone, attività che lo spingono a peccare.  In altre parole, non si fermerà a fare compagnia con chi pratica e si vanta del peccato.

Terzo, l’uomo “beato” ha capito una terza cosa.  Il primo peccato tira il secondo e presto sarà facile giustificare il peccato e accomodarsi in una vita peccaminosa, se non ci si ferma subito per ammettere e confessare il peccato commesso e ritrovare la comunione con Dio.  Perciò, egli fermamente decide di non sedersi mai nella compagnia dei peccatori, accettando una tale posizione come normale.

Solo quest’uomo, che odia, evita e confessa il peccato, può trovare la sua gioia più profonda nella meditazione della Parola di Dio e nell’ubbidienza umile e immediata a quello che essa dice.

Questo è l’uomo che Dio benedirà facendolo assomigliare a un albero fruttifero e splendido. Nell’ubbidire e compiere la volontà di Dio giorno per giorno, egli sperimenterà che, vivendo nell’armonia con Dio, la sua vita sarà piena di luce e di benedizione. Questa è la maggiore benedizione che Dio può concedergli.  La sua “prosperità” non sarà fatta della ricchezza e del lusso promessi da alcuni predicatori ingannatori, ma sarà una vita spiritualmente ricca, possibile anche alle persone povere e sconosciute in questo mondo. Una prosperità che troppo pochi credenti realizzano.

Così finisce la prima metà del primo salmo. Nella seconda, Davide comincia la descrizione spaventevole del destino di chi non desidera e non cerca la comunione con Dio.  Mediteremo anche quella.

Se Dio desidera rendere prosperosa la tua vita e ti dice come intende farlo, tu, come rispondi?
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venerdì 1 luglio 2011

Una promessa incredibile


Tu potrai prosperare

A volte chi legge la Bibbia incontra delle affermazioni o delle promesse così al di fuori del normale che è forzato a fermarsi per chiedersi se sia possibile credere a cose tanto incredibili.

La meditazione del primo salmo ha dimostrato che i primi tre versetti contengono delle affermazioni riguardo all’uomo, alla donna o al giovane che Dio vuole benedire, che chiama “beati”, e che aggiunte una all’altra, diventano sempre più incredibili.

È vero, è mai possibile, che un essere umano possa ricevere simili benedizioni?

L’ultima promessa, o profezia, di questa serie supera tutte le altre e mette il lettore davanti a una scelta determinante: credere o non credere? È possibile che tutto ciò che può desiderare dalla vita potrà essergli concesso semplicemente se vive in comunione con Dio?

Dio ci mette davanti ad un’offerta che sorpassa ogni sogno e ci dice: “Prendere o lasciare!”.

Qual è quest’ultima, sconcertante promessa? Davide scrive, nella conclusione nel terzo versetto del primo salmo: “Tutto quello che fa prospererà!”.

Riesci a immaginare cosa può significare questa promessa per te? “Tutto” non può significare nient’altro che… “tutto”. “Quello che fa” è il modo più semplice per riassumere in tre sole parole tutta una vita, la tua vita. Dunque, alle condizioni poste in questi tre brevi versetti, “tutto” (niente escluso), tutto ciò che farai porterà a risultati positivi. “Prospererà” significa ciò che, nel tempo, con una crescita inevitabile (anche, forse, con alti e bassi, con sofferenza e gioia), porterà alla realizzazione del vero significato e mèta della tua vita.

Potresti chiedere o desiderare qualcosa di più?

Guarda, questa promessa è molto simile ad altre nella Bibbia. Leggi, per esempio, con cura nella Bibbia, le parole che Dio disse al giovane Giosuè, quando lo mise alla guida del popolo d’Israele dopo la morte di Mosè, nel libro che porta il suo nome, capitolo 1, versetto 8. Tutto il versetto ricalca esattamente ciò che abbiamo letto insieme nei primi tre versetti del primo salmo. Eccolo: “Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica ciò che vi è scritto: poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai”.

Guarda anche le parole di promessa luminosa dell’apostolo Paolo, nel suo discorso sul significato e i risultati della nuova vita spirituale, in Romani 8:28. “Tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”.

Pensa, rifletti, medita sulle parole dei primi tre versetti del Salmo 1. Considera ciò che, certamente, Dio vorrebbe dire personalmente a te, perché non sei un insieme di atomi che esiste per caso, ma sei una creatura di Dio, conosciuta da Lui personalmente. E la Bibbia è la rivelazione di Dio e dei suoi pensieri, che riguardano proprio le sue creature, fra cui ci sei tu, c’è la tua famiglia, e ci sono anch’io. Dobbiamo prenderlo sul serio.

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