martedì 1 febbraio 2011

“Beato…” Ma che, siamo santi?

L’ignoranza ti manda fuori strada

Non è un segreto che le parole un po’ antiquate e un po’ “untuose, religiose e troppo da beghine” ci mandano tutti in tilt.

Quando i vecchi ti chiamavano “bravo bambino” o dicevano che eri proprio “una brava bambina” forse ti veniva la voglia di scappare, o, come dicono altri, di vomitare… Non vogliamo essere messi nella categoria dei… bravi bambini, che è come dire “rimbambiti”.

Forse avremmo avuto piacere e preferito essere chiamati… furbi, svelti, vivaci o, meglio ancora, incontrollabili!

Se l’autore del primo salmo avesse scritto: “Furbo è l’uomo che NON cammina…, sveglio chi NON si ferma…, dritto chi NON si siede.. “ (vedi gli ultimi post per la spiegazione di queste frasi), non ci sarebbe dispiacuto essere inclusi fra quella gente.

Ma chiamare una persona che sa il fatto suo e non si lascia ingannare “beata” fa scappare tutti. Ai nostri giorni, chi vuol essere “beato”? Solo Giovanni Paolo II. Ma lui, lo fanno “santo subito”!

Allora, la parola “beato” non ti va. Alcuni traduttori della Bibbia hanno deciso di usare la parola “felice” invece di “beato”, perché il significato della parola è più o meno lo stesso. Ma è difficile tradurlo con una sola parola e fare capire cosa voleva dire lo scrittore.

Infatti, non voleva dire ciò che noi vogliamo intendere quando scriviamo: “Felice l’uomo che sa amare”. Certo, è vero, ma non dice tutto.

In una cultura in cui quasi tutti credevano in Dio, dire che Dio approvava e benediceva una persona era un grosso complimento, era il massimo. E, poi, dire che la gente ammirava una certa persona, perché era ovviamente benedetta da Dio, era un altro bellissimo complimento. E queste frasi erano, di fatto, ciò che si voleva far capire quando si chiamava “beata” una persona.

Ai tempi del Re Davide, chiamare una persona “beata” era un complimento ambito, ma, più che un complimento, era un giudizio molto positivo su qualcuno, sulla sua personalità e sulla sua condotta.

Perciò, per dirla con Davide, devi comprendere l’importanza dei tre NON del primo versetto del primo salmo, senza lasciarti abbindolare e ingannare. Evita la gente che passa il tempo a far vedere quanto disprezza Dio e chi vuole vivere in armonia e accordo con Lui. Allora tu troverai che la tua vita è ben descritta dalla parola “beato”. Non potrai chiedere di più o di meglio.

Certamente, i tuoi falsi amici potranno prenderti in giro, potranno dire che sei ignorante e lavato di cervello, che non sai goderti la vita e che non raggiungerai mai niente di bello e di buono. Ma che ti importa? Per te, essere descritto da chi ti conosce e ti ammira con la parola “beato” vale più dell’approvazione di mille amici o parenti non credenti.

E, per di più, non finisce qui! Nel secondo versetto del primo salmo, le notizie sono ancora migliori. Lo vedremo la settimana prossima.
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