martedì 14 luglio 2009

Attento all’albero!

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Giudicare gli altri mi fa male?

Perché l’apostolo Paolo ha vietato con grande rigore la critica di altri fratelli? Perché non sbagliano mai? No. Ma perché la critica diventa chiacchiere, parole vuote e vane, senza alcuno scopo, valore o frutto spirituale. Parole dette solo per gustare il sapore agro-dolce del pettegolezzo.

Gesù stesso, prima di Paolo, aveva detto: “Non giudicate, affinché non siate giudicati”. E ha avvertito: “Con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati”. Per capire il significato di queste parole, vai a controllare, per piacere, questo breve discorso di Gesù nel vangelo di Matteo, capitolo 7, vv. 1-5. Ovviamente, questo avvertimento non vuol dire che tu non sei capace di discernere il bene dal male, perché poco più avanti, Gesù dice che si può riconoscere le persone dal frutto che portano (vv. 15-20).

Gesù parla, piuttosto, di quel tipo di giudizio, tanto cattivo quanto ingiusto, che indaga e crede di capire i motivi e le intenzioni degli altri, di sapere leggere nella loro mente, cosa crudele che tutti facciamo con tanta facilità e sicurezza. “Hai visto che non mi ha salutato perché si considera migliore di tutti?” “Lo sapevi che non viene più in chiesa perché non va d’accordo con… ?"

O, peggio ancora, crediamo di capire tanto bene il cuore degli altri da sapere come correggere in loro quello che non va.

“Caro, non so se tu sai quante volte le tue parole nascondono una buona dose di orgoglio. Ti posso aiutare, spiegandoti come il Signore ha tolto l’orgoglio a me.”

Certo, il Signore dice che, forse, hai visto giusto che tuo fratello ha un granello si sabbia in un occhio, o qualche altro tipo di problema, ma come fai a dire che tu non sei orgoglioso più di lui? È fin troppo facile pensare che noi non abbiamo bisogno di cambiare nulla, mentre gli altri ne hanno tanto!

Prima di pretendere di saper mettere a posto tua sorella, togli dal tuo occhio quell’ingombrante tronco d’albero, addirittura con tutte le sue radici e il fogliame, che fai finta di non vedere!

Ma come fa il Signore ad accusarti di avere un tronco nel tuo occhio, quando, in fondo, ti senti abbastanza a posto spiritualmente? Egli fa esattamente quello che hai fatto tu, quando credevi di leggere nel cuore e nelle intenzioni di tua sorella. La sola differenza è che tu non lo puoi e non lo sai fare, mentre Lui sì. Egli ti legge come un libro aperto.

C’è un vecchio proverbio che dice che i difetti che vediamo e giudichiamo negli altri sono quelli che abbiamo noi. Fermati a pensarci, quando critichi o giudichi qualcuno. Lo giudichi come troppo insistente, o troppo pronto a non dire tutta la verità o troppo pronto a criticare? Non sarà, forse, che questo sia proprio un difetto tuo?

Il Signore ha voluto insegnare che, prima di intervenire per aiutare qualcuno, o prima di credere di essere in grado di capire i problemi di qualcuno, tu devi fare un profondo e sincero esame del tuo cuore, dei tuoi atteggiamenti, delle tue debolezze, del tuo comportamento, per arrivare a confessare ogni peccato a Dio e chiedergli di trasformarti. Nella soluzione dei problemi, fra marito e moglie, figli e genitori, parenti, fratelli e sorelle di chiesa, non dobbiamo mai credere che la soluzione dipenda solo dall’altro.

Esaminare ai raggi X la propria vita è essenziale, sia nei suoi lati spirituali (rapporto col Signore, meditazione della Parola, confessione di peccato, cammino nella purezza e nella luce), sia nei lati pratici (offese, contrasti, ingiustizie, risentimenti, trascuratezze, amarezze). Allora sapremo, prima di poterci offrire per aiutare altri, o pretendere di saperlo fare, se i nostri giudizi e valutazioni sono giusti.

È inutile fare finta che la chiesa sia una società priva di problemi: è fatta di essere umani prorio come te e me. È vero che i membri della vera chiesa sono “nati di nuovo”, che sono diventati “il tempio dello Spirito Santo”. Ma è un tempio ancora in costruzione e la perfezione arriverà soltanto quando la chiesa sarà in cielo con il suo Signore.

In questo periodo, fai attenzione che, criticando gli altri, non riveli a tutti i tuoi propri difetti.
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