lunedì 11 aprile 2011

Meditare sul nulla?

.
Una perdita di tempo

Ma quale sarà mai il valore vero, per te e me, che viviamo nel XXI secolo, nel provare a “meditare” giorno e notte? E perché meditare su un libro vecchio di duemila anni? Non stiamo forse facendo una specie di inno al fanatismo, al misticismo, al settarismo o a qualche altro strano “ismo”?

Ricordiamo, per un momento, che la maggior parte delle religioni promette ai fedeli di aiutarli a incontrare “dio”, cioè ad entrare in contatto con lui. Milioni di persone, fra cui anche un certo numero di europei, di tradizione cristiana, hanno fatto viaggi in India, in Tibet o in Giappone con l’obbiettivo di avere un incontro personale con qualche dio. Secondo loro, la religione cristiana, che avevano praticata non riusciva a dare loro questa certezza.

E qual è il metodo che le religioni orientali hanno proposto a questi ricercatori di “dio”? Proprio la meditazione. Ma si trattava di una “meditazione” che non era per nulla una meditazione, perché, invece di proporre loro di meditare su delle verità assolute ed eterne che riguardano Dio e la loro relazione con Lui, li incoraggiava a mettersi in una certa posizione fisica, in un certo luogo “sacro” e, in realtà, a cercare di cancellare ogni pensiero logico o razionale dalla loro mente. Così, lo scopo della loro “meditazione” non era capire qualcosa e comprenderla, ma, piuttosto, svuotare la loro mente da ogni pensiero, annullare se stessi e incontrare “dio” nella realizzazione del nulla.

Non abbiamo nessun motivo per credere che qualcuno abbia mai conosciuto Dio in questa maniera. Anzi, si tratta della ricerca di un “dio” che non pensa e che non rivela delle verità che si possono meditare.

Quanto è più soddisfacente, e giusto, per la persona, alla quale Dio ha dato una mente, seguire dei principi che Egli ha stabiliti. Per esempio, quello che insegna che non si arriva a conoscere Lui o la verità misticamente e misteriosamente, attraverso sensazioni e emozioni, ma che la verità si conosce piuttosto attraverso delle parole, che la mente umana è capace di riconoscere, definire, e meditare. Dio ha creato un processo per cui il credente può conoscere Dio personalmente e logicamente, cioè il processo della meditazione delle sue parole.

Questo è il motivo per cui l’uomo “beato”, descritto nel primo salmo, meditava la legge di Dio, cioè la sua Parola, giorno e notte, leggendola o ascoltandola, confrontandone una parte con il resto della rivelazione scritta nella Parola, arrivando sempre a nuove e più profonde conoscenze della verità. Così scopriva più perfettamente la volontà di Dio per la sua vita, e confrontava i suoi pensieri e i suoi piani con la rivelazione di Dio.

Nelle parole di questo salmo meraviglioso, il primo della raccolta biblica, scopriamo gli incredibili risultati della meditazione della Parola di Dio. Le vedremo a partire dalla prossima volta. Ma, non aspettare oltre per cominciare a meditare giornalmente la Bibbia! Ora hai capito perché e come farlo. Chiedi al Signore di aiutarti a cominciare, magari, meditando un bel salmo che è già un tuo salmo preferito.
.

Nessun commento:

Posta un commento