.Perché non ci capiamo?
Ecco la lettera di una moglie che si firma “Insoddisfatta”. Ma ha ragione o è solo una che si lamenta sempre?
Caro Guglielmo, Io sono una di quelle mogli insoddisfatte del loro matrimonio di cui si parla, ma cosa devo fare per migliorarlo?
Siamo sposati da sette anni e mio marito è un brav’uomo, uno che lavora, che pensa alla famiglia e a ciò che ci serve. È anche attivo in chiesa e apprezzato.
Ma il mio problema è molto personale. Io vorrei almeno una volta sentirlgli dire: «Ti amo!».
Vorrei che mi desse un abbraccio e un bacio per farmi capire che mi ama, mi apprezza come donna e mi vuole bene.
Ma basta? Per me, no. “Insoddisfatta”.
Penso che sai che i non-udenti hanno un linguaggio speciale, fatto di gesti, per comunicare. Siccome le parole che qualcuno vorrebbe dire loro non sono comprese, se dette a voce, è importante che chi vuole comunicare con loro sappia che non possono sentire le sue parole, ma che, con un po’ di impegno da parte sua, potrebbe lui imparare dei gesti utili per farsi capire. Nessuno pensa che quest’impegno per comunicare sia strano o umiliante. Anzi, è un segno di amore verso il non-udente.
Allo stesso modo, Dio ha fatto l’uomo e la donna in modo che abbiano la possibilità di comprendere e adoperare più di un solo linguaggio. Certamente, il linguaggo delle parole dette è importante, come anche il linguaggio delle azioni compiute, che è quello che comprende meglio tuo marito. Ma, c’è anche un linguaggio degli sguardi, un altro dei movimenti delle mani, un altro delle parole particolari che hanno un significato importante nel matrimonio.
Forse tuo marito non ha mai capito l’importanza di questi altri linguaggi. Forse tu non ti sei resa completamente conto dei linguaggi che lui parla, oltre a quello delle sue parole.
È un fatto assolutamente sicuro che, nel matrimonio, e nella vita, ognuno di noi ha bisogno di essere compreso, accettato, apprezzato, stimato e amato, e che queste realtà devono essere comunicate con un linguaggio che l’altro può comprendere. Quando nessuno ci fa vedere l’amore (con un linguaggio che noi comprendiamo), quando siamo sempre in dubbio se i “segni” che riceviamo dall’altro veramente significhino stima, apprezzamento e amore, siamo insoddisfatti, insicuri, e spesso tristi o depressi.
Allora, posso darti ragione. La maggioranza delle donne ha bisogno di un linguaggio dell’amore fatto di certe parole, fra cui le due più importanti sono: “Ti amo” oppure “Ti voglio bene”, dette nel momento e con il tono di chi sta affermando un suo sentimento profondo. Poi, ci sono anche tante altre parole che fanno molto bene. Ma oltre alle parole c’è il linguaggio dei gesti. Come hai accennato tu, un abbraccio, un bacio, anche solo un tocco sulla spalla o su punti più sensibili, solo una carezza sulla guancia, un camminare o sedersi vicini mano nella mano, sono un linguaggio che di solito fa di più per confermare l’amore delle sole parole.
Ma, devi capire che queste parole e gesti NON sono un linguaggio di solito conosciuto e praticato dai maschi. Anzi non apprezzano questo linguaggio perché sembra loro troppo sciropposo e dolciastro, troppo finto, troppo… femminile! Perciò, qualcuno deve aiutarli ad imparare questo linguaggio essenziale all’amore di coppia. E quel “qualcuno” può essere un amico che l’ha capito, ma spesso è proprio la moglie. Però, con cautela e saggezza.
Comunque, permettimi di dirti che c’è anche un linguaggio speciale che i maschi capiscono e che è spesso sconosciuto o trascurato dalle loro mogli. Senza l’uso di quel linguaggio, i mariti riescono con difficoltà a credere che la moglie li ami davvero.
Di questo, dovrò parlare la prossima volta.Ma quando qualche volta gli ho fatto capire che mi sento trascurata come donna, si è molto dispiaciuto, anzi arrabbiato, e mi ha detto che non capisco nulla, se non lo vedo tutti i giorni e se ormai non lo so che mi ama.Forse questa insoddisfazione ti fa sorridere, quando ti dico che lui è molto corretto nel pensare ai bisogni materiali della famiglia e anche a me. Non ci manca nulla. Non è uno che bisogna pregare se qualcosa ci serve.
martedì 20 aprile 2010
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