martedì 5 maggio 2009

A L’Aquila non trema solo la terra

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È finito il terremoto?



“Un terremoto non fa crollare solo i soffitti di calce. Incrina anche i muri portanti di un’identità. Scuote le fondamenta dell’io. Spacca in due lo schema mentale che dà ordine a ogni vita” scrive Michele Smargiassi su la Repubblica.

Per questo motivo, un esercito di psicologi è sceso a L’Aquila nei giorni immediatamente seguenti alla catastrofe e uno psichiatra, Antonio Picano, afferma che si prevede la necessità di trattare diecimila persone, in un periodo di tre anni, per tentare di cancellare paura, ansietà, panico e depressione fra chi ha subito gli effetti del terremoto. La personalità, la psiche umana, è molto più fragile di quanto appare quando tutto va bene.

Dio, nelle rivelazioni contenute nella Sacra Bibbia, riconosce la gravità e l’angoscia della paura umana e offre la sua presenza per portare anche nella nostra vita la pace.

La Bibbia racconta uno dei più grandi trionfi del popolo di Dio nell’Antico Testamento: la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Al popolo che però temeva la rappresaglia dell’esercito egiziano, Mosè disse: “Non abbiate paura, state fermi e vedrete la salvezza che il Signore compirà oggi per voi” (Esodo 14:13).

Davide, il più famoso re del popolo di Dio dell’Antico Testamento, aveva molti nemici e fu più volte in grande pericolo, ma poté dire: “Il Signore è la mia luce e la mia salvezza; di chi temerò? Il Signore è il baluardo della mia vita; di chi avrò paura?” (Salmo 27:1).

In un altro salmo Davide scrisse: “Il Signore è per me; io non temerò; che mi può fare l’uomo?” (Salmo 118:6).

Mentre Gesù, che era Dio stesso, viveva sulla terra con i suoi discepoli, questi dimostrarono spesso paura per le circostanze in cui si trovavano. Ma Egli disse loro: “Perché avete paura, o gente di poca fede?” (Matteo 8:26).

Purtroppo, siamo tutti soggetti a momenti di paura e addirittura di panico.

Abbiamo paura della malattia grave, dell’ignoto, delle guerre, della perdita del lavoro e di tante altre cose. Ed è naturale che sia così.

Vi sono tante cose nel mondo e nella nostra vita che non possiamo minimamente controllare.

Siamo come i discepoli di Gesù, mentre si trovavano con Lui su un lago in mezzo alla tempesta, e la loro barca si riempiva di acqua. Siamo come la gente di L’Aquila mentre i pavimenti si muovevano e si sbriciolavano sotto i loro piedi.

È facile che le nostre certezze umane e materiali siano scosse e vengano meno. Ci sentiamo “mancare la terra sotto i piedi”, e temiamo che non ci sia una via d’uscita dai nostri problemi.

Quanto è rassicurante sentire in quei momenti le parole di Dio: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Lettera agli Ebrei, 13:6).

E Gesù ci dice, come ha detto ai suoi discepoli: “Io vi do la mia pace. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti” (Vangelo di Giovanni, 14:27).

Con una fede simile, non sarà necessario che un esercito di psicologi venga in nostro aiuto, ma forse saremo noi che potremo incoraggiare qualche psicologo stanco e deluso.
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