martedì 12 maggio 2009

Perché tanta paura?

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Una visita a L'Aquila



Domenica, sono stato a L’Aquila, insieme con Maria Teresa, per passare del tempo con gli sfollati e per condividere con loro un fatto ricordato nei Vangeli, avvenuto in un giorno di terremoto.

Non si può entrare nel centro, quasi completamente distrutto della città, ma basta guardarsi intorno anche nei quartieri non centrali, per vedere la distruzione e immaginare la paura di quella notte di catastrofe e di morte.

È strano come la realtà di un terremoto ci impressiona, impressiona il paese e il mondo, riempie giornali e TV di notizie e interventi, mentre gli avvenimenti giornalieri, di morte e di distruzione, non ci colpiscono più di tanto.

Trecento morti! Sono tanti.

Ma se ci impressiona soltanto il numero dei morti, quante persone muoiono in una sola giornata negli ospedali italiani? Chi pensa a loro, se non è parente di uno che è morto?

Oppure è forse la distruzione, che avviene in pochi secondi, quella che impressiona? O il fatto che la morte è stata così imprevedibile e inaspettata? Ma la morte in un incidente d’auto non avviene anch’essa spesso in pochi secondi, e non è forse imprevedibile e inaspettata?

Mi sembra che abbiano ragione quelli che vedono il motivo del terrore che tutti hanno del terremoto in qualcosa di più profondo e temibile della morte stessa. Noi tutti abbiamo bisogno di certezze nella nostra vita, di alcune cose su cui possiamo contare ciecamente.

Già prima della nascita, e in tutti i giorni e anni che viviamo sulla terra, per noi è una verità basilare, assoluta, il fatto che la terra, su cui piantiamo i piedi per imparare a camminare e, più tardi, per correre, sia una base sicura, un qualcosa di cui ci possiamo fidare senza nemmeno pensarci. Quando siamo in casa, anche se, per un momento, la testa ci potesse girare, siamo sicuri che il pavimento, le mura e il soffitto resteranno al loro posto, senza minacciarci.

Il terremoto è il sovvertimento dell’ordine della natura stessa, la terra che trasgredisce alle norme più basilari su cui costruiamo le nostre case. È perfino la ribellione della terra alle leggi del suo Creatore.

Perciò, le persone strillano e corrono senza fermarsi per ragionare.

Perciò, chi ha vissuto la realtà di un terremoto può sentire, dopo mesi o anni, il terrore irragionevole, la confusione , la sensazione di un mondo in caos, che ha sperimentata mentre la terra tremava. Un piccolo scricchiolio, la vibrazione del pavimento per un camion che passa davanti alla casa, possono scatenare delle emozioni e delle paure indicibili.

Possiamo dire, allora, che l’ateo, o chi non bada a Dio né tiene conto delle sue leggi, gode costantemente della grazia e dell’amore di Dio, senza rendersene conto, perché ha la terra ferma sotto i piedi. E non solo.

Il sole che sorge ogni mattina, che riscalda la terra, senza il quale non avremmo né gli alberi ed i fiori che ci fanno piacere, né la frutta e la verdura che ci sostengono la salute, è opera di Dio e ne godono tutti. E anche la notte, la pioggia, le stelle e la luna, e tante altre cose Dio le ha date a noi uomini, credenti o no, riconoscenti o no, perché ci ha creati per conoscerlo, apprezzarlo e amarlo come Lui ci ama e siamo amati.

Il terremoto ci avverte che tutto ciò su cui contiamo potrebbe venire a mancare. Che le cose, che consideriamo certe, non sono affatto certe. Anzi, ci fanno cercare, o dovrebbero farci cercare, Colui che è la realtà certa dell’universo, Colui per la cui grazia e bontà esistiamo.

La mia preghiera è che molti, sopravvissuti al terremoto, possano essere guidati alla fede dall’opera dello Spirito Santo e dalla testimonianza dei credenti che sono vicini a loro.

Domanda: Chi ha ricevuto il perdono da Gesù stesso nel giorno in cui vi fu un terremoto?
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