martedì 20 gennaio 2009

Bugie e bugiardi

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Ultimamente, mi è toccato più volte sentire, in situazione diverse, un credente in Cristo chiamare un altro credente non presente, per cui io avevo stima e amore, un “bugiardo”, spesso nel calore di un momento di discussione piuttosto movimentato.

Siccome la Bibbia dice che tutti i bugiardi avranno il loro posto nel “lago di fuoco”, che è il luogo di punizione eterna del Diavolo e i suoi seguaci, mi sono domandato chi è veramente un bugiardo e se i fratelli accusati sono bugiardi davvero.

Prima, ho cercato la definizione di bugia e di bugiardo sul vocabolario italiano. Ecco ciò che afferma il Vocabolrio Devoto-Oli: bugia, falsa affermazione per trarre altri in errore, generalmente a proprio vantaggio. Bugiardo, chi dice bugie per vizio o in occasioni particolari. A me sembra che la definizione di bugiardo voglia dire che il bugiardo è chi, per vizio, per abitudine, per sistema di vita, si affida all’inganno, alla falsità, sapendo di mentire e con l’intenzione di mentire.

Queste definizioni mi hanno dato un grande sollievo. Penso che è capitato a tutti, e so che è capitato a me, di rendermi conto, dopo una conversazione, che avevo detto qualcosa di non esattamente preciso, forse un’esagerazione, forse una cosa ricordata male, forse un tentativo di spiegare o difendere un’azione che non conteneva tutta la verità sull’argomento.

Per di più, ho avuto delle esperienze con dei credenti, di sentirli raccontare qualche fatto, di cui avevo piena conoscenza, in un modo che non corrispondeva alla verità, come io la conoscevo. Ciò mi ha messo in grande disagio, perché il primo mio pensiero era che quel fratello aveva mentito con intenzione di dare o fare un’impressione falsa.

Siccome la cosa è successa più di una volta, mi sono trovato nella necessità di valutare l’onestà di quella persona e di chiedermi se fosse possibile che un fratello in fede, che era conosciuto e apprezzato nell’ambiente evangelico, potesse consciamente mentire come abitudine, per sbaglio, per la poca precisione, o intenzionalmente.

Alla fine, ho deciso di dare il beneficio del dubbio al mio fratello, con i seguenti ragionamenti:
1) Forse lui, per carattere, vedeva i lati positivi di una situazione o avvenimento, di cui io, invece, vedevo piuttosto i lati negativi;
2) forse il suo modo di vedere o valutare le cose era spesso soltanto superficiale, e, perciò, raccontava o ricordava le cose diversamente da me, pure con l’intenzione di dire la verità;
3) forse, come si dice, egli vedeva il bicchiere mezzo pieno mentre io lo vedevo mezzo vuoto;
4) forse aveva effettivamente un difetto di memoria e perciò raccontava le cose come aveva preferito che fossero, senza rendersi conto che le cose non erano state così.

Insomma, sono arrivato alla conclusione che siccome non potevo conoscere il cuore e la mente delle persone, non potevo giudicarle con giustizia assoluta.

E, poi, ho riconosciuto che era capitato anche a me di dire una cosa per un’altra, di avere dimenticato i dettagli di un certo avvenimento, di avere preferito tacere una parte di un dato fatto o conversazione, senza avere l’intenzione di mentire e senza che la bugia facesse parte del mio modo abituale di agire, per cui potessi essere accusato di essere di carattere “bugiardo”.

Passando, poi, all’uso biblico della definizione di bugiardo, ho scoperto che mai un credente è stato chiamato un bugiardo, ma piuttosto Satana stesso e, poi, i falsi dottori, i falsi apostoli, gli ingannatori. I bugiardi, secondo Giovanni in Apocalisse 21:8, sono da paragonare a omicidi, fornicatori e stregoni e avranno la stessa fine.

A quel punto, ho temuto che chiamare un credente un bugiardo potrebbe risultare, forse sempre, nel peccato di “testimoniare il falso”, e, per di più, farlo proprio contro un figlio del mio stesso Padre celeste.

Indubbiamente, dire una sola bugia è peccare e, perciò, va riconosciuto, confessato e, quando necessario, messo a posto e corretto. La persona che dovremmo controllare più di qualsiasi altra siamo noi stessi, e non soltanto ogni bugia, ma ogni inclinazione alla falsità, dovrebbe essere condannato.

Nel caso di ciò che ci sembra una bugia, detta da un altro, bisognerebbe ricordare che forse noi non conosciamo tutti i fatti, forse chi ha parlato è stato tratto in inganno e crede fermamente a ciò che racconta, forse egli ha inteso male ciò che ha sentito o forse gli è stata raccontata una bugia che solo riporta.

A volte, ho creduto di avere in mano la “prova” che uno ha mentito, ma, ovviamente, non avevo in mano la prova assoluta che egli avesse saputo di mentire, che avesse desiderato mentire, che fosse la sua abitudine mentire.

Perciò, ho deciso di fare molta attentione, di chiedere al Signore di mettere una sentinella davanti alle mie labbra, per non accusare falsamente un fratello in fede e per non portare falsa testimonianza a suo riguardo davanti ad altri.

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