Pulisci il tuo vocabolario
“Guglielmo, cosa ne pensi delle parole e nomi che anche i credenti usano a volte inutilmente, o anche delle parole “pie” intercalate senza senso?”
Hai ragione, molti credenti parlano senza rendersi conto di
ciò che dicono! Ho sentito dei credenti, forse più anziani, dire, come un
sospiro alla fine di una frase: “Signore, Signore”, “Signore mio!” o anche
“Dio, Dio”.
Forse, se uno domandasse loro perché lo fanno, direbbero che
è una breve preghiera, e che invocano l’aiuto del Signore sulle persone o le
situazioni di cui hanno parlato. Forse risponderebbero che hanno bisogno del
Signore durante tutto il giorno e che chiamare il suo nome è un modo di
ricordarselo.
Senza dubbio, è vero che il Signore è sempre vicino ai suoi
figli e che, quando si rendono conto di averne bisogno, è giusto che lo
invochino. D’altra parte, avrei personalmente paura che ciò che uno
dice “spesso” potrebbe diventare un’abitudine ripetuta senza pensarci, non con
l’intenzione di pregare il Signore, ma, piuttosto, un’abitudine e basta.
E questo modo di fare sarebbe infatti vietato dal
comandamento di non usare il nome del Signore “invano”. Certamente uno usa il
nome del Signore “invano” quando diventa soltanto un tipo di scaramanzia,
quando si usa il nome di Dio come una parola magica, ripetendo spesso frasi
tipo: “Signore, aiutaci!”, “Signore, abbi pietà!”, “il Signore, sia con noi!”.
Non è la frase che è sbagliata, se esprime un sentito
bisogno, ma, piuttosto, usare il nome del Signore ripetutamente, senza
veramente pensarci, lo è. Ciò potrebbe fare sospettare qualcuno che certe
parole o frasi sono inserite spesso nelle preghiere o nelle conversazioni allo
scopo di fare credere che la persona che lo fa sia molto “pia” e molto
spirituale.
Per evitare questi errori e false impressioni, Gesù ha
sentito la necessità di insegnare ai suoi discepoli: “Nel pregare non usate
troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il
gran numero delle loro parole. Non fate dunque come loro, poiché il Padre
vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate” (Matteo
6:7,8).
Un altro simile errore da evitare è quello di inserire nelle
conversazioni, come espressioni di sorpresa, parole come: “Madonna!”, “Cielo!”,
“Signore mio!”, “Dio mio!”, “Perbacco!”, “Per la Madonna!”, “Per Satana!”,
“Mamma mia!” e tante altre che sono inutili e, a volte, sacrileghe.
Il Signore ci insegna come imparare ad evitare le frasi e le
parole sconce, invitandoci ad essere più stringati e precisi nelle nostre
conversazioni. Parlare bene richiede un’opera di pulizia edi ordine nel nostro
modo di parlare, per non offendere Dio e per non macchiare la nostra
testimonianza di figli di Dio.
Infatti, Egli ha detto molto chiaramente: “Ma il vostro
parlare sia: «Sì, sì; no, no»; poiché il di più viene dal maligno” (Matteo
5:37).
Un versetto di avvertimento secco mi piace da molti anni. Eccolo:
“Anche lo stolto, quando tace, passa per saggio; chi tiene chiuse le labbra (come
abitudine o proponimento) è un uomo intelligente” (Proverbi 17:28).
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