Come fare un matrimonio
“diverso”
A parte i divorzi, le convivenze e i matrimoni infelici, se è vero che il concetto stesso
di un matrimonio serio e duraturo sta distruggendosi dietro alle porte di 30 milioni
di case, cosa si può fare?
Se il
matrimonio, come noi lo conosciamo, è obsoleto e ridiclolo, chi ci può dire
come dovrebbe essere? Psicologi, filosofi o, soprattutto, preti e pastori? Non
penso. Essi non ne sanno più di noi!
1) Nelle
primissime parole della Bibbia sul matrimonio, Dio ha indicato che la coppia è
l’unione di un uomo e una donna, a lunga scadenza. In poche parole Egli ha
indicato che essi avranno una vita feconda, con figli e figlie, e che
collaboreranno fra loro, comunicheranno, si aiuteranno e si cureranno per
godere felicemente e unitamente le benedizioni di Dio.
2) Nel
secondo capitolo della Genesi, Egli continua la sua descrizione del matrimonio,
indicando una relazione personale, intima, esclusiva, fra un uomo e una donna,
che porterà ad un’unione indivisibile, fino alla morte.
3) Nel
secondo capitolo dell’ultimo libro dell’Antico Testamento, Egli rimprovera
l’uomo che abbandona sua moglie per sposare una donna più giovane e graziosa,
disonorando sia Dio il Creatore, sia il popolo di cui fa parte. Chi lo fa,
trasgredisce volontariamente e peccaminosamente le promesse fatte nel suo
matrimonio, rompe il patto stabilito alla presenza di Dio, l’accordo
inalterabile fra l’uomo e la donna nel matrimonio, che è la base, anche se non
affermata pubblicamente, del matrimonio che Dio approva.
4) Nel
capitolo 10 del Vangelo di Luca, Gesù fa riferimento alla Genesi e all’affermazione
che, nel matrimonio, l’uomo e la donna diventano “una sola carne” (un’unione
indissolubile), aggiungendo l’avvertimento “l’uomo non separi ciò che Dio ha
unito”. In altre parole, il matrimonio dura fino alla morte di uno dei coniugi,
perché Dio, il Creatore dell’uomo e della donna e del concetto di matrimonio,
l’ha l’inteso così.
Ciò che
noto in questi passi è, soprattutto, che il matrimonio è, dal suo principio
alla sua fine, una realtà che Dio ha originata e di cui ha stabilito le
fondamenta. Ciò non può essere ridefinito per includere soltanto i matrimoni fra
credenti evangelici. In tutto il mondo, in ogni religione ed anche fra gli
atei, esiste il concetto del matrimonio, a cui è dato sempre grande importanza,
anche se gli sposi non conoscono l’Iddio della Bibbia e, nella loro ignoranza,
credono che il matrimonio sia soltanto una delle importanti tradizioni della
loro cultura.
Forse è
proprio nelle “nazioni cristiane” che il concetto divino del matrimonio e le
intenzioni di Dio sono più trascurate o volutamente trasgredite.
Anzi,
si fa di tutto per sminuire il senso e il significato biblico di un patto solenne,
con obblighi e promesse estremamente significative e impegnative, che legano gli
sposi a responsabilità spirituali e impegni pratici “fino a che morte non
separi”.
In
primo luogo, si celebra il matrimonio preferibilmente in un ristorante o in un albergo,
piuttosto che in una sala consacrata al culto di Dio e all’ascolto, con
l’intenzione di ubbidirle, delle sue parole. Spesso si cerca di sbrigare la
parte “religiosa” in modo che non offenda o scocci nessuno
Ma la
maggior parte della “festa” è valutata per altre qualità: l’eleganza dei
locali, la musica piacevole e moderna e la qualità dei musicisti, l’abbigliamento
della sposa e delle sue accompagnatrici, le portate e l’eleganza del servizio,
la quantità e la qualità dei cibi, le spese probabili (di cui alcuni parenti
sono abilissimi calcolatori). La preoccupazione non sembra tanto quella di
evitare il dispiacere di Dio, ma le critiche dei parenti.
Forse
consideri i miei giudizi esagerati (spero che tu abbia ragione!), ma non
sarebbe bello potere fare le cose diversamente? Ci pensiamo la volta prossima.
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