martedì 18 settembre 2012

Anche i selvaggi si sposano



Come fare un matrimonio “diverso”

A parte i divorzi, le convivenze e i matrimoni infelici, se è vero che il concetto stesso di un matrimonio serio e duraturo sta distruggendosi dietro alle porte di 30 milioni di case, cosa si può fare?

Se il matrimonio, come noi lo conosciamo, è obsoleto e ridiclolo, chi ci può dire come dovrebbe essere? Psicologi, filosofi o, soprattutto, preti e pastori? Non penso. Essi non ne sanno più di noi!

1) Nelle primissime parole della Bibbia sul matrimonio, Dio ha indicato che la coppia è l’unione di un uomo e una donna, a lunga scadenza. In poche parole Egli ha indicato che essi avranno una vita feconda, con figli e figlie, e che collaboreranno fra loro, comunicheranno, si aiuteranno e si cureranno per godere felicemente e unitamente le benedizioni di Dio.

2) Nel secondo capitolo della Genesi, Egli continua la sua descrizione del matrimonio, indicando una relazione personale, intima, esclusiva, fra un uomo e una donna, che porterà ad un’unione indivisibile, fino alla morte.

3) Nel secondo capitolo dell’ultimo libro dell’Antico Testamento, Egli rimprovera l’uomo che abbandona sua moglie per sposare una donna più giovane e graziosa, disonorando sia Dio il Creatore, sia il popolo di cui fa parte. Chi lo fa, trasgredisce volontariamente e peccaminosamente le promesse fatte nel suo matrimonio, rompe il patto stabilito alla presenza di Dio, l’accordo inalterabile fra l’uomo e la donna nel matrimonio, che è la base, anche se non affermata pubblicamente, del matrimonio che Dio approva.

4) Nel capitolo 10 del Vangelo di Luca, Gesù fa riferimento alla Genesi e all’affermazione che, nel matrimonio, l’uomo e la donna diventano “una sola carne” (un’unione indissolubile), aggiungendo l’avvertimento “l’uomo non separi ciò che Dio ha unito”. In altre parole, il matrimonio dura fino alla morte di uno dei coniugi, perché Dio, il Creatore dell’uomo e della donna e del concetto di matrimonio, l’ha l’inteso così.

Ciò che noto in questi passi è, soprattutto, che il matrimonio è, dal suo principio alla sua fine, una realtà che Dio ha originata e di cui ha stabilito le fondamenta. Ciò non può essere ridefinito per includere soltanto i matrimoni fra credenti evangelici. In tutto il mondo, in ogni religione ed anche fra gli atei, esiste il concetto del matrimonio, a cui è dato sempre grande importanza, anche se gli sposi non conoscono l’Iddio della Bibbia e, nella loro ignoranza, credono che il matrimonio sia soltanto una delle importanti tradizioni della loro cultura.

Forse è proprio nelle “nazioni cristiane” che il concetto divino del matrimonio e le intenzioni di Dio sono più trascurate o volutamente trasgredite.

Anzi, si fa di tutto per sminuire il senso e il significato biblico di un patto solenne, con obblighi e promesse estremamente significative e impegnative, che legano gli sposi a responsabilità spirituali e impegni pratici “fino a che morte non separi”.

In primo luogo, si celebra il matrimonio preferibilmente in un ristorante o in un albergo, piuttosto che in una sala consacrata al culto di Dio e all’ascolto, con l’intenzione di ubbidirle, delle sue parole. Spesso si cerca di sbrigare la parte “religiosa” in modo che non offenda o scocci nessuno

Ma la maggior parte della “festa” è valutata per altre qualità: l’eleganza dei locali, la musica piacevole e moderna e la qualità dei musicisti, l’abbigliamento della sposa e delle sue accompagnatrici, le portate e l’eleganza del servizio, la quantità e la qualità dei cibi, le spese probabili (di cui alcuni parenti sono abilissimi calcolatori). La preoccupazione non sembra tanto quella di evitare il dispiacere di Dio, ma le critiche dei parenti.

Forse consideri i miei giudizi esagerati (spero che tu abbia ragione!), ma non sarebbe bello potere fare le cose diversamente? Ci pensiamo la volta prossima.
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