martedì 25 settembre 2012

Impegni e promesse impossibili



Un “capo” che sa guidare un matrimonio

Stai per sposarti. Sei pronto a far tutto quello che la Bibbia insegna? Oppure vorresti ridurre le promesse a solo quello che in realtà ti piacerebbe fare?

Sia come sia, non ti farà male pensare a ciò che lo sposo dovrebbe dire veramente alla donna che desidera sposare.


“Io (nome), con i seguenti impegni e promesse, confermo a te, (nome),  la mia decisione, presa dopo molta riflessione e preghiera, di prendere te come mia legittima moglie, come la persona su cui concentro il mio amore, come la madre amata di miei figli, come la mia compagna, collaboratrice e confidente, nelle intenzioni, le imprese, i progetti e i piani della mia vita.

“Come tuo marito, tuo capo, tuo protettore, tuo provveditore, io ti prometto oggi di impegnarmi a provvedere ai bisogni materiali, spirituali e emotivi tuoi e della famiglia che Dio potrà darci, secondo la grazia e la saggezza che Dio mi darà, per la tua e la nostra  felicità, benessere e santità.

“Io riconosco che Dio ha dato direttamente a te delle capacità, dei doni, delle aspirazioni per la sua gloria, che io cercherò di assecondare, di apprezzare e di favorire affinché tu diventi la persona credente, matura, formata a immagine di Dio, per cui Dio ti ha creata.

“Io intendo, con l’aiuto di Dio e tuo, impegnarmi nella mia crescita spirituale in modo da poter essere il vero capo spirituale della nostra famiglia, insegnando e dimostrando con la mia condotta gli insegnamenti della Bibbia e guidando fedelmente la nostra famiglia nell’adorazione di Dio, nel servizio suo, e nella dimostrazione del suo amore a tutte le persone che faranno parte della nostra vita.

“Io mi propongo di riconoscere e confessare i miei errori, essendoti fedele sostegno in ogni prova della vita, perdonando ogni male o ingiustizia che potrei soffrire, animato dall’impegno riconosciuto come un umile servo di Dio.

“Ti chiedo, con umiltà ed amore, di accettarmi come il tuo marito in base all’amore tuo per me, il mio amore per te e in vista di queste espressioni sincere delle mie intenzioni da oggi in avanti, come tuo marito.”


È chiaro che questi impegni, presi pubblicamente, nel giorno del matrimonio, non faranno di te un marito perfetto, né garantiranno che avrai accanto a te una moglie perfetta.  Ma, avrai dichiarato qualcosa della tua comprensione del matrimonio cristiano e avrai invocato la benedizione del Signore per potere essere un marito fedele e, allo stesso tempo, pronto e capace di riconoscere e rimediare ai tuoi errori.

In vista dell’importanza di questi impegni solenni, che bisognerebbe capire completamente prima di prenderli pubblicamente, mi domando quanto tempo una coppia che desidera sposarsi dovrebbe impegnare nello studio, nella discussione e nell’accettazione di queste basi bibliche del matrimonio, prima delle sue nozze.

Tu, che pensi?
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martedì 18 settembre 2012

Anche i selvaggi si sposano



Come fare un matrimonio “diverso”

A parte i divorzi, le convivenze e i matrimoni infelici, se è vero che il concetto stesso di un matrimonio serio e duraturo sta distruggendosi dietro alle porte di 30 milioni di case, cosa si può fare?

Se il matrimonio, come noi lo conosciamo, è obsoleto e ridiclolo, chi ci può dire come dovrebbe essere? Psicologi, filosofi o, soprattutto, preti e pastori? Non penso. Essi non ne sanno più di noi!

1) Nelle primissime parole della Bibbia sul matrimonio, Dio ha indicato che la coppia è l’unione di un uomo e una donna, a lunga scadenza. In poche parole Egli ha indicato che essi avranno una vita feconda, con figli e figlie, e che collaboreranno fra loro, comunicheranno, si aiuteranno e si cureranno per godere felicemente e unitamente le benedizioni di Dio.

2) Nel secondo capitolo della Genesi, Egli continua la sua descrizione del matrimonio, indicando una relazione personale, intima, esclusiva, fra un uomo e una donna, che porterà ad un’unione indivisibile, fino alla morte.

3) Nel secondo capitolo dell’ultimo libro dell’Antico Testamento, Egli rimprovera l’uomo che abbandona sua moglie per sposare una donna più giovane e graziosa, disonorando sia Dio il Creatore, sia il popolo di cui fa parte. Chi lo fa, trasgredisce volontariamente e peccaminosamente le promesse fatte nel suo matrimonio, rompe il patto stabilito alla presenza di Dio, l’accordo inalterabile fra l’uomo e la donna nel matrimonio, che è la base, anche se non affermata pubblicamente, del matrimonio che Dio approva.

4) Nel capitolo 10 del Vangelo di Luca, Gesù fa riferimento alla Genesi e all’affermazione che, nel matrimonio, l’uomo e la donna diventano “una sola carne” (un’unione indissolubile), aggiungendo l’avvertimento “l’uomo non separi ciò che Dio ha unito”. In altre parole, il matrimonio dura fino alla morte di uno dei coniugi, perché Dio, il Creatore dell’uomo e della donna e del concetto di matrimonio, l’ha l’inteso così.

Ciò che noto in questi passi è, soprattutto, che il matrimonio è, dal suo principio alla sua fine, una realtà che Dio ha originata e di cui ha stabilito le fondamenta. Ciò non può essere ridefinito per includere soltanto i matrimoni fra credenti evangelici. In tutto il mondo, in ogni religione ed anche fra gli atei, esiste il concetto del matrimonio, a cui è dato sempre grande importanza, anche se gli sposi non conoscono l’Iddio della Bibbia e, nella loro ignoranza, credono che il matrimonio sia soltanto una delle importanti tradizioni della loro cultura.

Forse è proprio nelle “nazioni cristiane” che il concetto divino del matrimonio e le intenzioni di Dio sono più trascurate o volutamente trasgredite.

Anzi, si fa di tutto per sminuire il senso e il significato biblico di un patto solenne, con obblighi e promesse estremamente significative e impegnative, che legano gli sposi a responsabilità spirituali e impegni pratici “fino a che morte non separi”.

In primo luogo, si celebra il matrimonio preferibilmente in un ristorante o in un albergo, piuttosto che in una sala consacrata al culto di Dio e all’ascolto, con l’intenzione di ubbidirle, delle sue parole. Spesso si cerca di sbrigare la parte “religiosa” in modo che non offenda o scocci nessuno

Ma la maggior parte della “festa” è valutata per altre qualità: l’eleganza dei locali, la musica piacevole e moderna e la qualità dei musicisti, l’abbigliamento della sposa e delle sue accompagnatrici, le portate e l’eleganza del servizio, la quantità e la qualità dei cibi, le spese probabili (di cui alcuni parenti sono abilissimi calcolatori). La preoccupazione non sembra tanto quella di evitare il dispiacere di Dio, ma le critiche dei parenti.

Forse consideri i miei giudizi esagerati (spero che tu abbia ragione!), ma non sarebbe bello potere fare le cose diversamente? Ci pensiamo la volta prossima.
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martedì 11 settembre 2012

La tua famiglia: battaglia o sicurezza?



Il futuro è molto vicino

In alcune delle grandi città dell’America del sud, come anche in alcune città del ex-Unione Sovietica, centinaia di bambini passano gli anni più importanti della loro fanciullezza, gli anni della formazione del loro carattere, del loro concetto di bene e di male, del significato della vita e della famiglia, sui marciapiedi. Senza genitori o famiglia. Dormono sotto i ponti e, durante i periodi freddi, nelle gallerie delle fogne, sotto terra.

Vivono in branchi come i lupi, condividendo i cibi che possono rubare in negozi o bancarelle lunga la strada, coprendosi di vestiti trovati nella spazzatura, senza conoscere il significato di parole come amore, gentilezza, pace.

Per loro, le parole come “famiglia, mamma, papà, casa, letto” non esistono. 

Ma, non avevano delle mamme, le loro mamme, che avrebbe potuto dare loro da mangiare? Certo che una  qualche donna li ha partoriti e che qualcuno li ha curati per qualche anno. Ma, poi, i bambini in famiglia erano troppi e le loro mamme non potevano fare altro che affidarli, e affidare la loro vita, alla strada. Alcuni sarebbero sopravvissuti; altri no.

È un esempio di ciò che succede quando la famiglia viene distrutta.

E cosa dire del problema delle persone che vivono, passando da un matrimonio all’altro?   Ricordo un articolo su una delle ereditiere più ricche del mondo. Stava per sposarsi per la settima volta. C’era la sua foto con la frase: “Finalmente, mi sento amata!”  Cosa diceva quella piccola frase riguardo ai sei mariti precedenti? Che lei aveva scoperto che non l’avevano sposata per amore, ma per… i suoi soldi.

Che importa se uno si sposa per soldi o per altro? Facilmente può ingannarsi o ingannare l’altro, può avere e nascondere tanti motivi egoistici. Molti matrimoni vanno a picco per aspettative sbagliate e non realizzate, speranze deluse, mete inconciliabili.

Che pensare, allora, di una società in cui le separazioni e i divorzi sono sempre in aumento? 
Che pensare delle coppie che praticano il controllo delle nascite con l’aborto? Come definire l’uomo che non sa quanti figli ha generati, o la donna che non sa di sicuro chi siano i padri dei suoi figli?

Che pensare della coppia che dice: “Sì, ci siamo sposati in chiesa per la famiglia, per il bel matrimonio che sua Mamma desiderava, ma siamo d’accordo che, se non va bene, ognuno per conto suo e tanti auguri!”?

Troppe sono le persone che lavorano col proposito di rendere il matrimonio di una volta, fatto di amore per tutta la vita, di famiglie che si amano, si difendono e si aiutano malgrado tutto, uno scherzo, un oggetto di scherno, una reliquia di cui vergognarsi.

La Bibbia descrive la vita sulla terra come una battaglia fra Dio e Satana, il  nemico che cerca di distruggere ogni cosa che Dio ha stabilita per il bene e la felicità delle sue creature. Perciò, non ci sorprende di vedere il matrimonio, che è la base della civiltà e della vita veramente umana, preso di mira per essere distrutto. Così, si considera il matrimonio sempre meno importante. La famiglia diventa soltanto una convivenza per alcuni anni, la cura dei figli  un peso, una noia e una scocciatura. E l’idea di una famiglia ordinata che sia di conforto, di sprone e di orgoglio per i figli, diventa roba antica da evitare.

Non c’è dubbio che la famiglia, come Dio l’ha concepita, sia sotto attacco e vicina a soccombere. E noi credenti la stiamo buttando giù, o curando avvedutamente?

Tu, cosa credi, quando pensi seriamente al problema? A te interessa sposarti con una persona che amerai per tutta la vita, malgrado i problemi che si presenteranno, e con cui formerai, con i figli che nasceranno, una famiglia unita, educata e capace di affrontare la vita adulta con dei principi sani da trasmettere, più avanti, ai loro figli che verranno?
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lunedì 3 settembre 2012

La società perde il suo significato



La famiglia non serve più

Mi pare che non sia solo la società pagana in cui viviamo, ma anche la chiesa evangelica quella che sta perdendo un tesoro insostituibile.  E la dimostrazione è davanti agli occhi di tutti.

È uno di quei tesori di cui il mondo non può fare a meno senza distruggere addirittura il tessuto della civiltà e portare gli esseri umani più profondamente e apertamente ad una mentalità anti-Dio.  Anche i cristiani?  Sì, anche i cristiani.  Anche i credenti nati di nuovo?  Sì, anche i credenti nati di nuovo.

Qual è questo tesoro che, una volta perso, non può essere ricuperato da nessuno?

È, detto francamente e brevemente, il senso e il valore del matrimonio.  Oggi il matrimonio significa poco e vale poco.

I matrimoni si “celebrano”, fra l’altro, sul fondo del mare, sulla vetta della montagna, in aerei, mongolfiere o paracaduti.  Alcuni farebbero qualsiasi cosa perché il loro matrimonio risultasse insolito e provocatorio.  I matrimoni si “celebrano”, ovviamente, in alberghi, ristoranti e sale da ballo, per dimostrare che il ritrovarsi in molti, o il mangiare, o il ballo siano il significato più importante e centrale della festa e se si fa anche un cenno alla religione (qualsiasi), questo deve essere breve e non noioso.  (Anche fra di noi credenti!).

Spesso vi è, nella cerimonia, un riferimento alla fedeltà o al “finché la morte non ci separi”, ma pochi (o nessuno?) prendono sul serio questa promessa.  Quando ciò che definiscono come amore si esaurisce, o un altro “amore” lo sostituisce, si butta il matrimonio alle ortiche per riprovarci ancora una volta, o due volte, o spesso anche di più.

Il disprezzo del matrimonio e del suo significato è ancora più evidente e appariscente, nei moltissimi casi di convivenza di breve o di lunga durata.  Spesso chi sceglie questo comportamento dice: “Almeno, siamo più sinceri di quelli che si sposano, ma che si lasciano quando pare a loro, dimostrando, con le azioni, che il rito del matrimonio non ha alcun significato”.

E che pensare della serietà, in senso biblico, di quelli che si sposano accordandosi, per il loro comodo, di non avere dei figli, quando Dio, al principio, ha benedetto la prima coppia, ammonendola di avere figli?  E che pensare di chi “sposa” un’altra persona del suo stesso sesso, sapendo che la loro unione fisica non potrà mai produrre un figlio?

Distruggendo il matrimonio, la società umana non esisterà più, ma ci sarà solo una moltitudine di persone che si accoppiano dove, quando e con chi desiderano, senza legami. I figli eventuali, che ne risulteranno, non avranno genitori e forse neanche qualcuno che si sentirà responsabile di cibarli e educarli.

Che la nostra società occidentale abbia perso, o rifiutato, il senso e il valore del matrimonio come stabilito da Dio è ovvio.  Ma, che importa?  Che c’entra Dio con l’amore di due persone?  Oggi, tutto il mondo, anche quella parte che professa di seguire il cristianesimo, si sente liberato da quelle usanze e principi che, una volta, si consideravano importanti.  Viviamo in un altro mondo, in cui ognuno fa sinceramente (?) come crede, o come non crede.

Non tocca a “noi”, si dice, bacchettare gli altri o pretendere che si comportino come professiamo di credere noi.  Quelle leggi e quelle usanze, che costituiscono legami e impedimenti alla felicità e alla libertà delle persone, devono essere distrutte, proprio per il bene della società e per il suo equilibrio mentale e morale.  Basta con le religioni che ci indicano ciò che possiamo o non possiamo fare!

Tu, che ne pensi?  E non dirmi che non vuoi pensarci, perché quella è la più grande delle rinunzie a vivere da essere umano, e la più pericolosa delle ipocrisie.
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