Ma il risultato dipende anche da te
Disciplina! Se non sei un militare di carriera, probabilmente non ti piace questa parola. Per la maggioranza di noi, l’unica disciplina che abbiamo incontrato nella vita era da bambini, se i nostri genitori ci dicevano che avevamo fatto male e che meritivamo la disciplina.
Da allora, l’abbiamo evitata come una piaga.
Ma abbiamo anche capito che un minimo di disciplina serviva nella vita, anche per il nostro benessere. Alzarci, lavarci, mangiare, andare a scuola o al lavoro, richiedevano un po’ di disciplina e abbiamo imparato che alzarci ad una certa ora, uscire ad una certa ora e mantenere un orario, piacevole o no, rendeva di più.
Forse stiamo ancora cercando di adattarci il meno possibile alla disciplina, perché sembra sempre un’imposizione che dobbiamo subire per funzionare.
Nel versetto della seconda lettera di Paolo a Timoteo (2 Timoteo 1:7), abbiamo già visto che Paolo gli parlava dei “doni” che Dio gli aveva dato e che crediamo siano anche nel piano di Dio per ognuno di noi. Il primo dono era la “potenza” con cui affrontare la vita e le sue prove. Il secondo era “l’amore”, con cui affrontare circostanze e persone simpatiche o antipatiche.
Il terzo dono di cui Paolo scrive è tradotto a volte con diverse parole, ma forse il significato più corretto è “autodisciplina”. Dio ci dona “l’autodisciplina” perché ne abbiamo proprio bisogno.
La disciplina che ci viene imposta da altri è quasi sempre accettata male e poco, o per nulla, apprezzata.
E, allora, è come se Dio ci dicesse: “Cari miei figlioli, troverete nella mia Parola molte esortazioni, molti impegni e molti comandamenti, che vi dò per il vostro bene. Se mi ubbidite, dimostrerete che siete proprio i miei figli. Ma io capisco benissimo che, anche se vi ho dato un cuore nuovo e ho messo in voi il mio Spirito, abitate ancora in un corpo che non è stato trasformato”.
Per pigrizia, per comodità o per un momento di ribellione, è possibile che abbiamo provato e subìto anche la disciplina di Dio, come è descritta nella lettera agli Ebrei, capitolo 12, versetti 5-15. L’autore dice, giustamente, che la disciplina non è mai piacevole, ma che, siccome viene dal nostro Padre celeste, è sempre utile e porta buoni frutti.
Però, nel pensiero di Paolo nella sua lettera a Timoteo, egli dice che Dio ci ha dato la potenza e la capacità per esercitare un’autodisciplina personalizzata. Noi, che possiamo renderci conto delle nostre debolezze e delle tentazioni che incontriamo, possiamo meglio di altri prendere coscienza delle misure spirituali e pratiche che possiamo/dobbiamo adottare per vincere il peccato.
Il credente non può assolutamente rimanere passivo, nella gioia e il godimento della grazia di Dio, credendo che la sua vita possa, senza cura e impegno, piacere a Dio. Molti credenti, sia giovani che più maturi, si lamentano delle loro debolezze e si domandano se siano veramente credenti. Ciò dipende dal fatto che non stanno agendo sapientemente, e con cura e impegno, per combattere e vincere non solo il peccato, ma anche le occasioni di peccato, per le quali Dio ha già provveduto per loro il dono dell’autodisciplina.
Non cerchiamo di addossare su Dio la colpa dei nostri peccati e dei risultati spiacevoli dei nostri peccati. La colpa è tutta nostra. Certamente, Egli ci perdonerà sempre quando ammettiamo il nostro peccato e ce ne pentiamo. Ma Egli sa che una vita cristiana vissuta a questo modo, è una vita povera, triste e senza testimonianza. Proprio per questo motivo ci ha fatto il dono dell’autodisciplina.
Ringrazialo e poi, impegnati a ubbidire alla sua Parola e a vivere una vita gioiosa e splendente, perché Egli ti ha dato tre doni importanti: la sua potenza, la stessa che ha usata per risuscitare Gesù Cristo dalla morte, il suo amore, che può cambiare i tuoi atteggiamenti e proponimenti verso le altre persone e, poi, l’autodisciplina per cui non devi vivere da vinto, ma da vincitore.
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