martedì 20 marzo 2012

Attenzione alle scuse false


Un giovane timido senza paura

Non è una sorpresa che i maschi desiderino essere considerati forti e coraggiosi. E mai timidi o paurosi.   E forse le donne, nel nostro tempo di liberazione e di parità, lo desiderano anche loro.

Ma non è sempre così in tutti.  Anche i timidi possono essere degli uomini di grandi qualità e capacità.  Ti voglio parlare di uno che faceva con coraggio e precisione il suo dovere.

Era nato in un ghetto di forestieri disprezzati ed era cresciuto in una famiglia al femminile, figlio unico con solo la mamma e la nonna a curarlo, istruirlo e prepararlo per la vita.  Non sorprende se gli sono mancate molte delle esperienze dei maschi normali e se facilmente poteva essere considerato un timido da chi lo conosceva.

Ma un uomo maturo, gentile e coraggioso, abituato, però, a una vita difficile e burrascosa, l’ha scelto come aiutante e compagno nei suoi viaggi e, più avanti, come collaboratore di fiducia.

Più volte, nella loro vita insieme, quel maestro ha dovuto incoraggiarlo, spronarlo, esortarlo ad agire con forza.  Ma sapeva anche che aveva scelto una persona di rare qualità positive e riteneva che non se ne sarebbe mai pentito.  E così è stato.

Ormai, il suo maestro era in prigione e pensava che, per lui, la strada della vita fosse all’ultimo passaggio. Come avrebbe reagito, come avrebbe continuato la sua strada quel giovane che, dopo anni di pericoli e vita dura, ora doveva affrontare la solitudine, la vergogna e il dolore di avere come guida ed esempio un carcerato, condannato a morte?  E se fosse stato arrestato e condannato anche lui?

Paolo decise di scrivere una lettera per incoraggiare quel giovane uomo che chiamava suo “diletto figlio”, Timoteo.

“Mio caro figliolo” scrisse, ricordando le difficoltà che avevano affrontate insieme e pensando a ciò che avrebbe potuto, o dovuto, ancora sopportare Timoteo: “Dio non ci ha dato uno spirito, o atteggiamento, di timidità, di paura o di codardia”. No, mai!  Avevano affrontato insieme strade di montagne infestate da briganti e criminali, erano stati diffidati e minacciati da masse inferocite di  Ebrei fanatici.  Altre volte, Paolo era stato arrestato, o attaccato e lasciato per morto, ma Timoteo non lo aveva mai abbandonato.

Anche se era vero che Timoteo aveva avuto un’educazione carica di bontà e di amore più che di liti e di sofferenze, anche se, per carattere, era naturalmente timido, la sua timidezza non lo aveva mai spinto ad agire per paura o scappare per codardia e debolezza.  Paolo era sicuro che non l’avrebbe fatto neanche in futuro, ma le parole di incoraggiamento – pensava -  fanno sempre bene.  Anche a noi!

A me pare, a volte, che il maggiore difetto dei cristiani dei nostri tempi sia proprio la timidezza che produce paura e codardia.  Spesso i padri hanno paura di comportarsi come padri, mettendo in pratica alla lettera le istruzioni di Paulo nei primi versetti di Efesini 6.  Le madri hanno paura di fare le madri di figli piccoli, bisognosi di disciplina e guida.

I mariti hanno paura di guidare la loro famiglia come cristiani, le mogli hanno paura di accettare la guida del loro marito.  I datori di lavoro, gli impiegati, i lavoratori hanno paura di testimoniare chiaramente sul lavoro, prendendo una posizione da veri credenti.  Gli anziani hanno paura di mettere in pratica le istruzioni bibliche nella chiesa locale. Molti credenti hanno paura di pretendere dai loro anziani il comportamento che la Bibbia prescrive.

Ovviamente, la Bibbia non insegna mai durezza o comportamenti da duri, ma la pratica dell’amore, della gentilezza, del perdono non cancellano la necessità della piena fedeltà a ciò che la Bibbia insegna.

Se Dio non ci ha dato uno spirito di paura, da chi l’abbiamo preso?  Forse direttamente dal Nemico nostro e di Dio, che gioca con le nostre emozioni per aumentare la paura e la codardia.  E così renderci disubbidienti a Dio.  Che ne pensi tu?
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