mercoledì 21 ottobre 2009

SERVA, SCHIAVA O SALVEZZA?

.
Una domanda che fa vergogna

La risposta giusta alla domanda di sopra è… salvezza.

Ma troppi rispondono (o vorrebbero rispondere, se solo osassero): “serva” o addirittura “schiava”.

Sto riferendomi, se non l’hai già capito, alla femmina della specie e, più precisamente, alla moglie.

Il disprezzo della donna non è dimostrato soltanto nello stupro, anche se questo male bestiale sta diventando sempre più comune in Italia. I giornali spesso cercano di far capire che si tratta soltanto di maschi extra-comunitari, ma ciò è vero solo in parte.

Però il disprezzo è un’altra cosa, che cambia la donna in oggetto, oggetto da fare ammirare dagli altri (per mostrarsi importante) quando è fidanzata (e, fra la gente più “evoluta”, molte ragazze non vanno mai oltre a questa categoria, perché i maschi chiamano la convivente “fidanzata” e cambiano fidanzata a ogni stagione.

Ma, fra la gente più comune, è facile che la moglie sia serva se non addirittura schiava. Se “non lavora” (bell’eufemismo per dire che non porta soldi a casa), diventa serva o schiava perché il suo compito è poco importante. Deve solo curare la casa, fare la spesa, cucinare, lavare, stirare, badare ai bambini, badare al parente malato e, poi, essere sempre disponibile a soddisfare i desideri del marito.

E perché mai il marito dovrebbe occuparsi di lei, dei suoi bisogni, dei suoi desideri, delle sue occupazioni e proccupazioni, dolori e sofferenze? È lei che deve soddisfare lui, non lui che deve soddisfare lei.

Purtroppo, con “l’emancipazione” della donna, col fatto che molte mogli lavorano fuori casa, hanno uno stipendio e possono comprarsi vestiti, bigiotteria, accessori, la donna non è davvero liberata, ma è resa più schiava. Oltre a servire e piacere al marito, ora deve servire e piacere al suo datore di lavoro. Oltre a passare otto ore in un lavoro stressante fra gente che non lei è simpatica, deve tornare a casa e lavorare altre otto ore per fare la moglie e la brava donna di casa, mentre il marito guarda la televisione o scende “per qualche minuto” a salutare gli amici al bar. O, se è credente, “fa qualche visita evangelistica”.

È un mistero che, mentre le parole “mogli, siate soggette al vostro marito” sono scritte a lettere di fuoco nella Bibbia dei mariti, non si trova mai quell’altra frase: “I mariti debbono amare le loro mogli, come i propri corpi”, per cui sarebbe naturale che le “nutrissero e curassero teneramente”.

Il disprezzo del marito per sua moglie, per essere qualcosa di colpevole, non dev’essere espresso in scenate, sfuriate, grida e critiche, perché bastano l’indifferenza e la trascuratezza. È quell’atteggiamento che dice: “Io la tratto benissimo, le dò sempre i soldi che le servono per la casa e non la maltratto mai” che fa di lei la serva che, quando ha avuto i soldi dovuti, non deve chiedere altro.

E, in questa situazione, chi è, secondo voi, che ci perde di più? La moglie o il marito? Da marito, vi posso dire con assoluta certezza: è il marito che sta perdendo il godimento di uno dei più grandi tesori che Dio gli ha donati.

Mi spiegherò meglio nel prossimo blog.
.

Nessun commento:

Posta un commento