martedì 13 ottobre 2009

Chi ha preso il mio posto?

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Perché non posso farlo io?

Hai mai sentito che i credenti lottano per potere servire il Signore? Mi dicono che succede.

È sicuro che Dio ha intenzione di usare tutti i veri credenti perché lo servano, e che non manca il lavoro da fare. Ma chi lo deve fare? Quando? Come?

Un passo biblico molto bello a questo riguardo è Efesini 2:10: “Infatti, noi siamo opera (di Dio), essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le buone opere, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo”.

In queste parole, l’apostolo Paolo dichiara che Dio ha ci ha creati spiritualmente per servirlo, facendo quelle opere che sono appropriate per noi, nella nostra propria situazione di vita.

Proprio parlando di questo versetto, ultimamente una donna credente (non so da dove venisse) mi ha detto: “Nella nostra comunità, i credenti litigano per fare le opere che Dio ha preparate per loro!”.

Sono rimasto stupito: “Ma come? Perché litigare?”.

“Perché una vuole suonare il pianoforte, ma un’altra lo sta già facendo. Un’altra vuole cantare e un’altra insegnare nella Scuola domenicale. Ma ci sono altre che lo stanno già facendo. Perciò si accusano l’una con l’altra: «Tu mi stai impedendo di fare le opere che Dio ha preparate per me!»”

Allora, mi è toccato spiegare un po’ le cose. Innanzi tutto, le “buone opere” non sono i ministeri della chiesa. È chiaro che, se una chiesa locale avesse 50 o 100 membri, non tutti potrebbero essere impegnati in un ministero pubblico durante il culto o in altre riunioni.

Le “buone” opere sono tutte le attività della vita quotidiana, in famiglia, al lavoro o in altri ambienti, in cui è possibile e necessario comportarsi non da svogliati né trascuratamente, ma facendole proponendosi di farle il meglio possibile. Se fatte per la gloria di Dio, per piacere Dio e per il bene degli altri, sono “buone” opere.

Perciò, ho detto a quella sorella in fede: “Se la donna che vuole fare le buone opere ha una casa sua, e lava bene il pavimento, lo fa alla gloria di Dio. Questo è certamente un compito che il Signore le ha dato. Se è sposata, stiri bene la camicia di suo marito alla gloria di Dio. Non avrà bisogno di litigare con nessuno per poterlo fare.”

Come ha scritto l’apostolo Paolo, nella stessa epistola agli Efesini in cui ha parlato delle opere buone che Dio ha preparate, ha detto anche: “Non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, facendo la volontà di Dio di buon animo, servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini.”

E, ai Colossesi, ha scritto: “Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Sginore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l’eredità. Servite Cristo, il Signore!”.

Le persone invidiose, che litigano per fare i compiti più in vista nella chiesa, o quelli che, forse, considerano di maggiore prestigio, sono, ovviamente, dei bambini, qualunque età possano avere e da quanto tempo possano essere credenti.

E, d’altra parte, anche quelle persone che, nella vita di chiesa, hanno un compito e si aggrappano fermamente ad esso come a un diritto personale, si comportano altrettanto come bambini orgogliosi.

Nessuno serve veramente il Signore se mosso da orgoglio, invidia o spirito di parte.

Nel famoso invito che ha fatto a tutti gli stanchi e sfiniti, di venire a lui, Gesù ha detto anche: “Imparate da me, perchè io sono mansueto e umile di cuore, e voi troverete riposo per le vostre anime”.

In realtà, nessuno impedisce ad un altro di servire il Signore, se quella persona è pronta a farlo con umiltà e fedeltà, proprio là dove il Signore l’ha messo.

Spero che tu non stia invidiando il posto di un altro.

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