martedì 30 novembre 2010

Vale la pena pregare?

E se Dio ascoltasse davvero…

Nel novembre del 1789, George Washington, il primo Presidente degli Stati Uniti, proclamò:

«Poiché è il dovere di tutte le Nazioni riconoscere la provvidenza di Dio Onnipotente e obbedire alla sua volontà, di essere grati per i suoi benefici e di implorare umilmente la sua protezione e il suo favore […]
Adesso io raccomando e stabilisco che giovedì 26 novembre prossimo sia dedicato dal Popolo di questi Stati al servizio di quel grande e glorioso Essere, che è l'Autore benefico di tutto il bene che è stato, che è o che sarà.
E che possiamo allora anche unirci nell'offrire umilmente le nostre preghiere e suppliche al grande Signore e Regnante sulle Nazioni e implorarlo di perdonare le nostre trasgressioni nazionali e non – per metterci tutti in grado, sia in posizioni pubbliche che private, di eseguire i nostri doveri puntualmente e correttamente e per rendere il nostro governo nazionale una benedizione a tutto il Popolo, mantenendolo sempre un governo fatto di leggi sagge, giuste e costituzionali, eseguite ed obbedite con discrezione e fedeltà.»

Forse fa ridere pensare che uno stato democratico e indipendente da ogni confessione religiosa possa dedicare al ringraziamento di Dio un giorno festivo nazionale. Ma i padri fondatori degli Stati Uniti lo considerarano un dovere e una necessità. E quella festa viene celebrata ancora oggi dopo 221 anni. Quest’anno è caduto giovedì, 25 novembre.

Oggi la gente americana pratica molte fedi, e la maggioranza, forse, non ne pratica nessuna. Nessuno più crede che gli Stati Uniti siano una nazione cristiana. E quando se ne parla alla televisione o sui giornali italiani, il cristianesimo degli Stati Uniti è più un oggetto di battute spiritose e di critiche che di apprezzamento.

Comunque sia, certamente fra i primi colonizzatori v’erano dei credenti sinceri e, malgrado il grande abbandono della fede religiosa in tutto il mondo, come anche in America, non vi è dubbio che ancora in quel paese esistano molti veri credenti. Anzi, anche gli europei riconoscono l’esistenza ancora negli Stati Uniti di molte persone di fede, ma preferiscono parlare di “fondamentalisti pericolosi”, come se fossero la peste.

Quando esiste veramente la libertà religiosa, ci potranno essere fra i gruppi anche dei “fondamentalisti pericolosi” che fanno ridere o che fanno paura a qualcuno, ma non sono loro la maggioranza dei credenti americani.

Stimare e amare i nostri fratelli di ogni lingua e popolo è un preciso dovere. Rallegriamoci se ve ne sono alcuni, o molti, che pregano Dio per il loro governo e che Lo ringraziano per la libertà religiosa che godono. Uniamoci nel pregare per il governo, e per i governanti, italiani, che ne hanno ovviamente molto bisogno. Ma, non dimentichiamo di ringraziare Dio per la libertà religiosa che godiamo e di usarla alla sua gloria.
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martedì 9 novembre 2010

Ubbidire sempre?

Un pericolo o una benedizione

Caro Guglielmo, è vero che gli anziani responsabili di una chiesa locale sono messi nella loro posizione da Dio e che devono essere ubbiditi, qualsiasi decisione possano prendere?
La risposta a questa domanda, che può nascondere gravi problemi e dissensi nella chiesa, e perfino degli abusi, è “Sì” e “No”.

Leggiamo negli scritti dell’Apostolo Paolo (e vediamo nel suo esempio) che la chiesa deve riconoscere come anziani, in modo evidente e chiaro, dei fratelli che abbiano le qualità elencate in 1 Timoteo 3 e Tito 1 e che, poi, tenga presente che sono le persone che Dio ha preparate e indicate per questo compito difficile e delicato.

In questa situazione ideale, la chiesa deve continuamente sostenere gli anziani con la preghiera, “tenendoli in grande stima e amandoli” (1 Tess. 5:13), pur riconoscendo che non sono infallibili. Può succedere, purtroppo, che una loro decisione non sia compresa o approvata pienamente perché non sembra biblica. In questo caso è importante pregare che Dio faccia loro vedere e capire, con i suoi metodi e al suo tempo, il loro possibile errore e che essi siano pronti umilmente a porvi rimedio. Chi prega deve essere pronto a cambiare anche il proprio giudizio.

Forse “ubbidire” agli anziani sembra un’espressione troppo forte, e alcuni sceglierebbero la parola “accettare” o “non opporsi” alle loro decisioni, ma l’autore della Lettera agli Ebrei, nel versetto 13:17, adopera proprio la parola “ubbidire”, cioè fidarsi.

Il fatto che siamo tutti fallibili, anche quando abbiamo le migliori intenzioni, potrebbe permettere, col passare del tempo, che si capisca che il riconoscimento di alcuni anziani non abbia funzionato perfettamente.

Perciò è facile dedurre che non sempre tutti i fratelli in tutte le chiese, che svolgono la funzione o ministero di anziani, abbiano davvero tutte le qualifiche necessarie, che siano stati effettivamente preparati e scelti da Dio e che la Chiesa abbia fatto l’indicazione e conferma degli anziani sotto la guida di Dio.

Difatti, le debolezze umane, le preferenze umane e la carnalità possono permettere che alcuni uomini siano riconosciuti sulla base di amicizia, parentela, imposizione, simpatie o altro. In questo caso, che mi auguro sia raro, è evidente che le decisioni che questi anziani potranno prendere, come pure la loro guida della chiesa, si dimostrino, nel tempo, carenti e, a volte, addirittura carnali.

In questo caso, i credenti devono, per forza, “ubbidire” agli anziani? La risposta è “Nì”. La risposta potrebbe essere: “Sì” quanto all’ubbidienza, ma con la riserva di impegnarsi a pregare che, se è la volontà di Dio, quella decisione sia in futuro cambiata.

Vi sono due errori da evitare. Nessun credente deve credersi chiamato a opporsi, in quanto individuo, agli anziani. Con la preghiera e la mansuetudine, molti problemi possono essere risolti. È molto importante che l’armonia della chiesa non sia distrutta per l’opinione personale di uno o due, cioè pochi, credenti.

La seconda cosa da evitare è che la critica o le critiche coinvolgano un gruppo, il quale si impegni in una guerriglia contro la direzione della chiesa, tipo giovani contro anziani, donne contro uomini o famiglie contro famiglie. Ovviamente, è essenziale affrontare il problema e cercarne la soluzione biblicamente, umilmente e amorevolmente.

Esisterebbe, in casi estremi, la possibilità di dire “No”, se si è convinti, dopo studio biblico e preghiera, che l’ubbidienza all’anziano richieda una disubbidienza a Dio. Ma bisogna rendersi conto che una situazione così drastica, se non risolta subito, potrebbe richiedere, per coerenza, il lasciare la chiesa.

La soluzione biblica a qualsiasi problema nella chiesa è, nelle parole di Paolo:

“Seguendo la verità nell'amore, cresciamo (ogni individuo e tutta la chiesa) in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo” (Efesini 4:15). È questo ciò che stai cercando?
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martedì 2 novembre 2010

Giorno dei morti?

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O ricordo dei vivi

Come ogni anno, i cimiteri si riempiono fino all’inverosimile. Di vivi. Vivi che fanno visita ai morti! Fiori. Ricordi. Lacrime. E qualche richiesta di aiuto. Perché no?

Se qualcuno che ti vuole bene è già passato all’altra riva, forse potrà darti un aiuto, o un consiglio importante. O, almeno, così crede tanta gente.

Certamente, ricordarsi dei propri cari morti è sempre giusto, per ringraziare Dio di quanto sono stati importanti nella nostra vita.

Ma, secondo la Parola di Dio, non serve né pregarli né pregare per loro. Tutti sanno che, quando i discepoli di Gesù gli hanno chiesto come dovevano pregare, Egli ha risposto: “Pregate così: Padre nostro che sei nei cieli…” Pregare il Padre, cioè Dio, è giusto, perché ogni bene viene da Lui e perché Egli merita la nostra lode e la nostra riconoscenza.

Ma, mai, nella Sacra Bibbia, Gesù o nessun altro ha insegnato a pregare Maria o altri cristiani, vivi o morti che siano. Solo Dio onnipotente e onnipresente può ascoltare le nostre preghiere e solo Lui ha il potere di esaudirci. Perciò rivolgere preghiere ad altri è inutile ed è anche una disubbidienza, innalzando degli umani al livello di Dio, forse senza renderci conto del grave errore, credendo che essi siano in grado di ascoltarci e di aiutarci.

La preghiera è uno dei più grandi privilegi che Dio ha dato agli uomini ed è importante che ogni vero cristiano faccia uso gioioso di questa benedizione spesso e secondo l’insegnamento biblico.

Nella preghiera parliamo al nostro Padre celeste, prima di tutto per lodarlo e ringraziarlo, riconoscendo la nostra dipendenza da Lui e il nostro bisogno di Lui in ogni momento della nostra vita. In secondo luogo, possiamo mettere davanti a Lui tutti i nostri problemi, tutte le cose che ci disturbano, che ci spaventano o che ci preoccupano. Possiamo parlargli dei nostri cari (viventi!) e del loro bisogno di Lui.

La Bibbia non ci promette che ogni preghiera avrà una risposta positiva, perché spesso non sappiamo se le nostre richieste siano secondo il piano e la volontà di Dio. Perciò, preghiamo, come ha fatto Gesù, prima della sua crocifissione: “Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”.

Purtroppo, nell’antichità, molti pagani credevano che gli spiriti dei loro familiari morti rimanessero vicini a loro e potessero intervenire nella loro vita, facendo sia del bene sia del male. Perciò, li pregavano per ricevere aiuto nella vita quotidiana, e offrivano loro dei doni e sacrifici perché non facessero loro del male. La Bibbia vieta queste usanze di preghiere rivolte agli antenati, perché ogni preghiera dev’essere indirizzata a Dio solo.

“Siate sempre allegri; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, poiché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Tessalonicesi 5:16-18).
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